domenica 28 dicembre 2008

delirio da astinenza ciclistica

un mese e mezzo senza bici ed è già una sofferenza. con l'aggiunta del supplizio di tantalo, che la bici nuova la tengo in salotto e ce l'ho sotto gli occhi tutti i giorni. mi dice andiamo, io le dico sì ma nevicava, poi i punti, e non potersi fare una doccia come si deve dopo la pedalata diventa un'ottima scusa. ora il freddo quello vero. l'altro giorno ero convinto di andare, mi sono anche infilato la tuta, poi non ho trovato i soprascarpe, per cercarli ho svuotato il guardaroba e ora è tutto sparso sul pavimento della sala. e in bici non ci sono andato. oggi la temperatura non è mai salita sopra lo zero, e mi dispiace tanto ma così non mi diverto proprio. intanto il tempo passa e la voglia aumenta come la fiacca.
nel frattempo la lettura delle avventure del masetti mi ha fatto tornare la voglia di viaggiare. credo che il bicio ancora per quest'anno non si fisserà, non ancora. ora le ambizioni sono alte: già mi ero messo in testa di fare lo stelvio a luglio, ora voglio fare un altro viaggio, più lungo dell'ultimo. qualcosa di più sfidante, madrid-parigi, o berlino-nelsinki, o qualche altra follia del genere. intanto gioco con le idee, poi vedremo se al momento giusto monterò il portapacchi sul bicio e arriverò fino a casalpusterlengo.

domenica 30 novembre 2008

alba rosso acciaio



entro e mi prende in giro. te sé chi a far cusè, mi dice. cosa sei venuto a fare? lo guardo, sorrido e non capisco. mi sento idiota, lo scherzo è riuscito. te vedet minga la tua bicicléta? la ghé no! la vedi la tua bicicletta? non c'è! mi guardo intorno, non la vedo. si avvicina, prende il bastone con l'uncino e va verso l'uscita. era lì, appesa proprio sopra la porta. le sono passato sotto senza vederla.
la guardo e non oso salirci. la guardo. le saldature sono morbide e liscie, perfette. le congiunzioni della scatola del movimento centrale e dello stringitubo sono sinuose, le ha limate per dargli una forma più elegante. sembra l'immagine della leggerezza, ancora prima di sollevarla. non è la bici più leggera del mondo, anzi è pure pesante per gli standard di adesso, ma se volessi una bici leggera prima dovrei perdere i chili di troppo, quindi due chili in più o in meno non mi cambiano nulla.
gli dico che è bella. fargli i complimenti mi sembra una presa in giro, da uno che di bici capisce poco come me. invece è soddisfatto. non è il massimo perché sui componenti volendo si poteva spendere di più, ma il telaio è uno di quelli di cui sono più contento. gli è piaciuto farla, me ne accorgevo quando andavo a trovarlo e vedere i progressi, dall'orgoglio un po' infantile con cui mi faceva vedere i tubi che stava limando.
ci salgo su, mi fa pedalare all'indietro mettendomi i pollici sul bacino per controllare l'altezza della sella, è perfetta, senza doverla nemmeno cambiare di un millimetro. si mette di lato, guarda la posizione delle braccia, delle spalle. il ginocchio. posizione perfetta.
non vedo l'ora di provarla. regola di vita: mai comprare una bicicletta a fine novembre, impazzirai nell'attesa di una giornata di sole per andare a usarla come si deve.

p.s. quando vuoi venire a milano a provare a girare nel velodromo, non hai bisogno di portarti la bici, che ora ne ho due e credo che l'altra possa andarti bene.

martedì 28 ottobre 2008

work in progress

mi vengono idee deliranti. voglio mettere insieme bici e qualcos'altro. bici e storia, bici e cultura. per ora mi sto solo divertendo a disegnare percorsi ipotetici senza sapere molto dei posti che attraversano, ma vorrei cercare di unire ciclicamente i punti, per fare di un percorso un disegno con un senso compiuto. intanto voglio provare il giro delle guerre di indipendenza. poi passerò a studiare la resistenza. ho provato a guardare la linea gotica, sembra affascinante ma troppo, troppo impegnativa. però continuo a rimuginare sui luoghi. l'impresione che ho, per ora, è che i luoghi della storia, a parte le battaglie e la resistenza, siano tutti nelle città.

http://www.gothicline.org/itinerari/iti.htm
http://ius.regione.toscana.it/memorie_del_900/linea_gotica/

domenica 26 ottobre 2008

bici e storia

giro delle battaglie delle guerre d'indipendenza
sarebbe da fare studiandosi un po' di storia, prima. luoghi ed eventi. conoscere!

venerdì 24 ottobre 2008

milano-piacenza

e due.
a rivolta ho sbagliato mira e ho mancato pandino. però la bassa nella prima domenica con l'ora solare era poetica. piatta più che bassa, con una caligine che non era nebbia ma toglieva le ombre. odori d'autunno (tra cui il rancido dei campi marci, ma vabé) e i primi fili di grano che aspettano la neve che li protegga dal gelo.
chiusura in bellezza con tre chilometri "lanciato" a quaranta all'ora da un trattore con rimorchio.
bello.

km 96,87
3h 31m
27.5 kmh
149 bpm
2991 kcal

venerdì 17 ottobre 2008

lunedì 6 ottobre 2008

forse è biellese, forse è canavese

quanti anni erano che non andavo a pedalare con qualcun altro? forse dieci. forse.
è tutto diverso. ci vuole un po' a trovare l'andatura con cui si resta tutti più o meno assieme, poi si comincia a chiacchierare. a conoscersi, a fermarsi per il caffé, per la pipì, per aspettarsi. a scherzare sul culo delle cicliste con accompagnatore testosteronico. non sarà l'allenamento che si fa da soli, ma chissene. la bici è bella, e come tutte le cose belle, in compagnia è più bella.

santhià-biella-santhià
83,45 km
3h 34m
23,36 kmh
143 bpm medi
3133 cal

domenica 28 settembre 2008

venerdì 19 settembre 2008

emozione su misura

qualcuno mi ha chiesto perché mi faccio fare la bici su misura. gli amici di martina le hanno detto che ormai ci sono telai pronti di tutte le misure, altezza per lunghezza, basta mettere su i componenti giusti e il risultato è come se fosse fatta su misura. oh, non ne dubito. a parte che non sono sicuro che l'informazione sia ancora valida se sei alto un metro e novanta, hai un'altezza del cavallo da terra di novantun centimetri e un'apertura alare di centonovantasei, sfido chiunque si compri una bici con telaio standard a riuscire a vedere la prima saldatura tra due tubi. che per inciso sono il tubo obliquo e il piantone dello sterzo. vedere quei due tubi con il bronzo della brasatura nel mezzo, appoggiato sul bancone da lavoro accanto agli stessi due pezzi della bici che il telaista si sta costruendo per sé stesso, uguale a parte le misure. c'è una bella differenza, e si che lui non è piccolo. ma visti vicini sembrano babbo e bimbo. chi ha un telaio standard mi dica se è andato dalla macchina che gli salda i tubi, a dirle aspetta, fammelo vedere finché è grezzo. chiamami prima di verniciarlo. farsi mostrare la scatola del movimento centrale, di come la modifica per togliere quella stondatura che non gli piace e farne una punta, molto più elegante. come ci punzona il suo scudetto che è il suo marchio di roconoscimento e che diventerà giallo, qualunque sarà il colore della bici.
un telaio su misura costa. io non pedalo né abbastanza né abbastanza bene per meritarmelo, probabilmente questo sarà l'ultimo che mi faccio fare, ma anche per questo è unico.

mercoledì 17 settembre 2008

proposta

santhià-biella-santhià
79 km, altimetria da vedere, ma non dev'essere proibitiva.
domenica 21, appuntamento alle 9.30 alla stazione.
rimandato, ma l'idea della data c'è.

lunedì 15 settembre 2008

15 settembre. è nata una stella

due ore che cominciano tirando fuori le foto delle medie, dell'infanzia, del matrimonio dei genitori con bartali che gli faceva da testimone. a raccontare le storie delle bici appese in negozio, come se ogni granello di ruggine o cromo avessero le loro storie da raccontare. alle misure ridiamo, sul metro e novantasei di apertura delle braccia mi chiama condor, ridiamo in tre, con l'occasionale cliente passato a salutare.
la scheda delle misure è sempre quella di chissà quanti anni fa, con la sagoma di una bici come non ne esistono più, con i manettini sul telaio e i fil de foera, come dice lui.
scrive la data. ma tu lo sai chi è nato il 15 settembre?
no, io sono ignorante, non ne ho idea. immagino qualche ciclista, ma non pensavo si arrivasse a tanto. sorrido, dico che allora la mia bici nuova nasce sotto una buona stella, lui dice 'spetta, che quella è la buona notizia, ora c'è quella cattiva. sì perché è anche il suo compleanno, di quello che prenderà dei tubi di acciaio, li taglierà e li sagomerà e li salderà per farli diventare un'opera d'arte, unica.

telaio: acciaio columbus, forcella in carbonio
gruppo: campagnolo centaur alluminio
manubrio e attacco: ritchey
ruote: fulcrum r3
sella: selle italia max flite (mi piace star comodo, sì)
pedali: look keo carbon
rapporti: 50-34 / 13-26
colore: rosso, metallizzato

domenica 14 settembre 2008

l'ambizione non è un motore

è impressionante quanto siano distruttive due settimane senza andare in bici. due settimane fa le gambe erano due ascensori, andavo in salita che era una meraviglia. piano, certo, che novanta chili di libidine e bontà mica van su come ridere, ma le gambe c'erano, il fiato c'era, il cuore pure. poi due settimane senza bici, e splat! torno a essere un blob, o poco più.
parto deciso, arrivo alla giulia in tredici minuti e mezzo. un minuto meno dell'ultima volta, in soli tre chilometri. troppo veloce, mi dico. ma ormai è tardi, il passo è quello. strano come quando si è presa un'andatura, sia difficile rallentare. infatti il cardiofrequenzimetro non perdona: tutta la salita fuori soglia. il respiro-profondo-da-apneista-yoga non mi viene già più naturale. arrivo a pianpontasco in quarantasei minuti: ancora troppo veloce, con tutta quella strada davanti dovrei gestire meglio lo sforzo... alla baracca incrocio uno dei tanti gruppetti di ciclisti della zona, gente che pedala con l'accento di un pescatore. li sorpasso alla seconda curva, non perché sia più veloce, ma perché loro son lì a raccontarsela, usano le bici come gli sgabelli del bar.
la fontanabuona è lunga ma onesta, senza strappi, vado su regolare fino alla salita della scoffera, ed è una sofferenza. non finisce più, dieci chilometri con anche lo sberleffo di due che mi sorpassano (veloooooci!) e stavano chiacchierando! io lì che mi danno e loro che chiacchierano a cinque chilometri all'ora più di me. potevano almeno fare finta di far fatica, no?
alla galleria della scoffera capisco cosa mi aspetta di là: il vento contro, freddo. tutta la discesa verso busalla è una raffica, freddo cane e vento che ogni tanto mi fa sbandare. cielo nero. in pianura la strada è bagnata, ha appena smesso di piovere. i ciclisti che incrocio hanno ancora addosso le mantelline. ormai sono quasi le due, faccio due conti sui chilometri e calcolo che non arriverei a milano prima del buio, e con questo vento contro probabilmente non ci arriverei nemmeno. però ho fatto la parte più tosta, c'è la ferrovia, l'obiettivo è di portare la bici a milano e posso farlo anche così. ci riproverò l'anno prossimo, magari con una bici nuova.

bonassola-ronco scrivia
111km
22 kmh media
154 bpm medi
4834 calorie

mercoledì 3 settembre 2008

follia

bonassola-milano.
se arrivo a tortona è un successo.

lunedì 1 settembre 2008

cinquecentodieci chilometri

16 agosto
passo del bracco
43.79 km
2h 26m
18 kmh
160 bpm, 2299 cal
solita cosa, solito giro per prendere coscienza dei miei limiti. partire a freddo dal paesello è sempre un trauma, il primo pensiero è sempre che la corona del 42 è una gran fregatura.
sulla salita, appena entrato nella pineta che porta a pianpontasco, c'è un gruppo di forestali che sta abbattendo i pini più vicini alla strada. non so perché lo facciano e non ho fiato per chiederlo, ma è una gran tristezza vedere quei tronchi caduti. il profumo della resina che ne esce è buonissimo.

18 agosto
portovenere
78 km
3h 04m
21.67 kmh
148 bpm, 3091 cal

bella la val di vara, bosco e ciclisti. e non è male anche la soddisfazione di arrivare sul molo di portovenere in bici, in mezzo ai turisti. solo che non avevo previsto che per uscire dal paesello ci sono duecento metri di salita da rampa del box... a occhio almeno 16%, forse più. ma con calma e polmoni, si fa tutto. una bambina in carrozzella mi guarda e mi indica alla mamma.

19 agosto
genova
98.86 km
5h 02m
19.55 kmh
149 bpm
4021 ca
sempre per la serie cosa non fa un genovese per risparmiare. tutto sommato è una passeggiatona, a parte il solito bracco-collo-di-bottiglia, c'è il piattume trafficato di sestri-chiavari da dimenticare. le salite di chiavari e della ruta sono toste per il sole, ma niente di proibitivo. a parte la telefonata di lavoro che arriva a mezza salita... 'somma.
la parte più bella è l'ingresso a genova, dopo che a nervi l'aurelia si sdoppia: chi va di fretta prende corso europa, chi va in bici resta sulla costa e si fa i golfetti, sacrificati sotto la ferrovia, ma in cui si respira ancora l'aria della genova che non c'è più, quella fatta di paesini di pescatori, che non sapevano di vivere in città.
21 agosto
passo cento croci
121 km
6h 00m
20.13 kmh
144 bpm
5398 cal

adoro quel posto. adoro quella salita. giù l'alta val di vara salicchia da carrodano a varese ligure, rinfrescata dal fiume (fiume... beh) e i boschi. conosco la fontanella prima di san pietro, è preziosa per la salita che viene dopo. vedo parecchi ciclisti acconciati in modo strano: bici da corsa con un minibagaglio e le luci. van piano, qualcuno mangia, mangio anche io per non restare a secco in salita. a varese faccio tappa in piazza, anche solo perché è bella. i bar si sono organizzati con le rastrelliere per le bici, siamo lì in tanti a fare campo base per la salita alla vetta, manco fosse l'everest. uscendo da varese ligure incrocio gente che scende, loro la salita l'han finita, son tornati indietro e sorridono. mi fanno un cenno, che non è quello abituale tra i ciclisti: è più di gioia, dice vai avanti che è bello e torni contento. salgo regolare, la salita sembra più facile di quanto ricordassi. mi aiuta il panorama, qui è splendido: la valle che si allarga in alto a formare i pascoli, monti ovunque, il mare si sa che c'è ma non ci si pensa più, qui è zona di montagna. cerco il passo aiutandomi con i generatori eolici, scruto in alto cercando i falchi, qui capita spesso di vederne. tengo il conto alla rovescia dei chilometri della salita. a tre chilometri, quando dopo una curva finisce il bosco e il castagno cede il passo all'abete, vedo il passo davanti a me. mi accorgo che sto sorridendo. pedalo, respiro, e sorrido. a un chilometro mi sorpassa uno di quelli col bagaglio, mi chiede quanto manca, anche se vedo che pedala in scioltezza. lo rivedo in cima, è lì con altri che chiacchierano, mi avvicino e chiedo, stan facendo la mille miglia: milano-roma-milano passando per tutti i passi appenninici. gli chiedo se faranno tappa a parma, dicono no, non ci sono tappe. si va avanti finchè ce la si fa. ecco il perché delle luci... il tipo avrà sessant'anni e un fisico perfetto. faccio foto a loro, loro fanno foto a me. sosta di pellegrinaggio al monumento ai partigiani, e si ridiscende. quelli che incrocio che stan salendo hanno la stessa espressione che sento su di me: sorridono.

alla fontanella incontro un altro dei pazzi della mille miglia: viene dalla bulgaria apposta per la gara, non ha mai fatto il cento croci, l'ha visto solo in televisione. mi chiede com'è. è bello, gli dico. è una salita bellissima, ti piacerà.

23 agosto
passo del bracco
43.79 km
2h 10m
20 kmh
148bpm, 2100 cal
ogni volta mi stupisco di come l'allenamento si noti nel cuore. stessi chilometri della prima uscita, due chilometri all'ora in più, un quarto d'ora di meno, 12 battiti al minuto in meno. magari riuscissi a farlo tutto l'anno...

25 agosto
pisa
124 km
4h 30m
27,55 kmh
148 bpm, 4300 cal
bellissimo giro, neanche tanto difficile. passato il bracco è tutto dolce saliscendi fino a carrara, poi piatto (e neanche tanto bello una volta in versilia). occhio a non farsi buttare sulla tangenziale di viareggio: non è vietata, è l'aurelia. ma è come un'autostrada, solo senza corsia d'emergenza. poi c'è la pineta, bella. incrocio cipollini che va dall'altra parte. lo riconosco mentre mi saluta, inconfondibile. dopo cinquanta metri c'è una prostituta, con le tettone di fuori, tutta eccitata mi grida: oh, hai visto? era cipollini! le sorrido e la saluto.
a pisa mi tolgo la voglia di entrare in piazza dei miracoli in sella. troppi giapponesi, rischio di andare in terra ma chissenefrega. in stazione chiacchiero con un barbone e una punk, mi chiedono della bici. poi dimentico la carta di credito nella macchinetta dei biglietti della stazione, genio...

morale: il modo migliore per raggiungere un obiettivo è darsene di facili... :-)

domenica 27 luglio 2008

ripista!

ora, non è che io voglia scrivere qui di ogni volta che vado a girare al velodromo. ma almeno le prime due volte sì, me lo concedo perché è il mio gioco nuovo del momento. poi mi stuferò, come mi stufo di tutto.
quindi, due giri di riscaldamento sulla variante, e poi si parte. c'è più gente di ieri, ma anche più convinta. la corsia interna è perennemente occupata da un treno a 35, forse 40 all'ora, e mi guardo bene dall'accodarmi. anche perché finché sto sui 30 vado bene, il cuore resta a 153 e io son contento. ma appena scendo e cerco di prendere una ruota, schizza subito a 160, il cardiofrequenzimetro comincia a fare bipbipbip, interrompe il silenzio del parco riempito solo dal fruscio delle ruote e delle catene, e io mi vergogno come un ladro. ogni tanto comunque qualcuno mi sceglie per mettersi a ruota, io lascio fare, tanto vado per la mia strada alla mia andatura.
il bello dell'anello è che l'abbronzatura è uniforme, un po' di qua e un po' di là, come un pollo arrosto. mi accorgo del caldo solo quando mi fermo alle panchine della variante per un paio di minuti, dopo circa un'ora. già perché anche oggi mi ha fatto male l'anca, dopo quasi un'ora come ieri. ho abbassato la sella di qualche millimetro ed è andata meglio, ma il dolore è arrivato comunque. dopo la sosta è andata meglio, stranamente ho avuto l'impressione che tirando il dolore sparisse, e tornasse quando rallentavo. ho provato due giri tirando a tutta, oltre i 40 all'ora le paraboliche sono uno spettacolo. ma che fatica, da soli...
verso le undici e mezza l'anello si è svuotato, siamo rimasti in quattro. uno si faceva i cazzi suoi sulla variante, e io ho staccato il cardio e mi sono accodato agli altri due, cinque o sei giri a trentacinque, di gran soddisfazione ma avrei gradito qualche cambio. così sembra proprio di andare a scrocco e basta...

sabato 26 luglio 2008

pista!

prima esperienza di pista. certo, non è un velodromo di quelli veri, tipo la sei giorni di una volta. ma di quelli ce ne sono pochissimi in italia, a milano solo il vigorelli abbandonato.
questo invece è poco più di un ovale asfaltato, ma bello, liscio, in mezzo al verde e soprattutto aperto a tutti. col risultato di scene anche simpatiche, tipo il signore che appoggia la panzona alla canna (no non sono io, non ancora), quello che tira come un dannato con una mountain bike ENORME (cosa ti compri la mtb a fare se poi vai in pista?), e fortunatamente uno con la bici da pista, splendida. gente che va a tutte le andature, spazio per tutti e rispetto da e per tutti.
decido che il tragitto da casa al parco è più che sufficiente come riscaldamento, e comincio a tirare da quasi subito, giusto il tempo di prendere le misure della pista. poi mi piazzo a 30 all'ora, regolare, tranquillo. la prima volta sulle paraboliche (basse, eh. niente di ripido) è strano. se vado piano mi sembra di piegare dalla parte sbagliata, verso l'esterno come la moto di batman. poi capisco che se salgo verso l'esterno rallento in un attimo, se scendo verso l'interno accelero in un soffio, oltre i trenta piego dalla parte giusta, e anche in curva sembra di andare dritti. praticamente è come fare un rettilineo infinito. purtroppo ho dimenticato il cardiofrequenzimetro, ma tanto chiude tra poco, è solo per provare. mi infilo dietro a un treno di quattro bici (con la mtb in coda), vanno a quaranta, faccio due giri con loro ed è esaltante. purtroppo il gruppo si sgretola, non era roba seria. solo un gruppetto occasionale.
dopo qualche giro comincio a temere l'effetto piscina, dove alla seconda vasca ho la sensazione di essere già passato di lì, e mi annoio. invece poi stacco la testa, mi concentro sulla respirazione e sul traffico, e decido che potrei andare avanti a lungo.
il disastro è che dopo un'ora comincia a farmi male l'anca destra. vado sulla variante per riposare un po', sembra che passi, torno in pista e mi torna il male fortissimo. provo ancora un paio di giri, ma non c'è verso, mi devo fermare a cinquanta minuti. peccato, perché il fiato c'è ancora, nonostante nell'ultimo mese non abbia quasi pedalato.
domattina ci riprovo.

sabato 5 luglio 2008

superinvestimento emotivo

ho deciso.
il giardino con le erbe infestanti è bellissimo. il prato all'inglese è così monotono...
le zanzare sono piacevoli. sentire quel pizzicorino sulla pelle e il sussurro nelle orecchie è quasi erotico.
le albicocche sono una gran rottura di scatole: si rischia la pelle per arrampicarsi a raccoglierle, e poi si passano due giorni a fare marmellata per non doverle mangiare tutte subito.
la macchia d'umido post-temporale sul muro è un murales privato.

domenica 29 giugno 2008

altro che idro-spin

rapallo-piacenza, 160 km
da rapallo non si va da nessuna parte. per andare a portofino bisogna passare da santa margherita. per andare a genova bisogna passare da recco. per andare a piacenza bisogna passare da chiavari. e per arrivare a chiavari bisogna farsi la salita di zoagli, non ci sono cazzi. e ovunque si voglia andare, c'è da partire in salita, che non fa bene alle gambe né al cuore né alla voglia di pedalare. però poi a chiavari ci si arriva, si prende la val fontanabuona che non sarà bellissima, ma è una lunga salita dolce. già lì mi accorgo che le gambe dell'ultima vacanza ci sono ancora: salgo deciso, viaggio sui 25 all'ora con il cuore che se ne sta lì tranquillo a non fare nemmeno fatica, e questo mi mette un sacco di ottimismo addosso. anche dopo il bivio di ferriere, dove la strada sale tra i castagni verso la scoffera, con curve che conosco bene per averle fatte un sacco di volte in moto. il bosco rinfresca il ciclista, la salita dà un senso alla sua fatica. peccato che il passo della scoffera sia un'illusione, che passo è un posto che quando lo passi la strada continua a salire per dieci chilometri?
finiti i passi e le gallerie, iniziano le nuvole. lo sapevo, avevo anche visto le previsioni. caldo ovunque da una settimana vuol dire temporali in collina, da sempre. e infatti eccoli. risultato: ottanta chilometri sott'acqua, fino a rivergaro. l'acqua violenta offende gli occhi e gli occhiali, non ho speranza di vedere niente in nessun modo, ma alla fine decido che è meglio andare con gli occhiali scuri rigati dall'acqua che con gli occhi chiusi, e mi adeguo a indovinare la riga bianca della strada. per fortuna la valtrebbia è una pista da moto, e l'asfalto è tenuto bene per evitare di dover raccogliere troppi cadaveri. il problema è che i bagnanti fluviali della domenica sono refrattari all'acqua, mica come me che non sono mica fatto di zucchero, e fuggono all'arrivo dei temporali. risultato: tutti in colonna, a chiedersi che cazzo ci fa quel ciclista che li supera a sinistra come fosse una moto, supera pure le moto qualche volta, ma solo perché sull'acqua fa fatica a frenare. dopo rivergaro torna il caldo torrido, mi spoglio e mi asciugo in un attimo con il vento caldo che scende dai monti e mi spinge veloce, con il cambio sul 52/14, a... a... non lo so. il contachilometri è morto per annegamento. gli unici dati per questa tappa sono quelli del cardio:
7h52 effettivi, compesi una coca e due panini con la coppa
145 bpm medi
6365 calorie, subito compensati da una visita al mcd8n41d in attesa del treno... :-P

venerdì 13 giugno 2008

12-13/6 budapest-milano

belli questi treni internazionali, pieni di gente e di idiomi, di poliziotti che salgono e scendono e ti svegliano nella notte, di americans che si incazzano perché gli chiedono where are you go, perché loro sono american, I can go wherever I want, and if not, I call the army. poi si incazzano perché gli mettono il timbro sul passaporto, sporcandoglielo.
ci sono le svedesone che fanno la fila per andare in bagno a lavarsi i denti e mettersi il pigiama, prima di infilarsi nei sacchi a pelo, su sedili talmente piccoli e scomodi che non ci sto io, figurarsi loro.
c'è il poliziotto italiano distaccato in romania, che racconta stupito di come, dopo aver combattuto i rumeni come nemici per vent'anni, ha poi scoperto una nazione ordinata. e di fa il pendolare ogni fine settimana. ci sono i poliziotti croati che smontano il treno (per davvero, con tanto di chiave inglese e scaletta per guardare nei controsoffitti) per darsi un tono, perché non gli va bene che siamo tutti turisti, loro vogliono il clandestino che gli fa fare il salto di carriera.
ci sono le due indonesiane (carina proprio quella piccola. sembra tascabile, ma fa proprio sesso) che sorridono a tutti e non capiscono un cazzo, nemmeno quando il croato gli dice che non hanno il visto e devono scendere, glie lo spieghiamo io e l'americana scrivendoglielo in inglese sul loro palmare traduttore babelfish, chissà cosa hanno capito. sorridevano, mentre le aiutavo a scaricare le valigie più grosse di loro, in piena notte, al confine tra ungheria e croazia. credo che siano ancora lì abbandonate.
c'è la carovana di russi che sale lungo l'infinito lago balaton, quello con le villette piccole come una stanza ognuna, ma con le colonne e gli archi come le case della barbie. bambini russi che svegliano tutto il vagone con i loro incubi, fanno rimpiangere i tempi quando i russi li mangiavano, invece dei pastoni che si portano dietro nelle borse frigo.
i controllori croati mi fanno pagare per la bici, io non sto lì a spiegargli che è una borsa, per cui un bagaglio, lui cosa ne sa e cosa glie ne frega che dentro c'è una bici, un cavallo o duecento paia di mutande sporche. mi fa pagare anche per la tratta slovena, ovvio che gli sloveni mi fanno pagare di nuovo. ma pace.
di venezia, alle americane, non glie ne frega niente. per loro è solo una stazione in cui cambiare treno, non ne vogliono sapere di fare due passi nelle due ore di attesa, e non mi danno retta.
lusso finale: quel buono delle ferrovie per il ritardo a roma in ottobre è diventato un venezia-milano sull'eurostar in prima classe. sono l'unico senza cravatta o occhiali alla moda. il tizio accanto a me sposta giocatori al telefono come pedoni su una scacchiera, fa e disfa squadre, parla con procuratori e allenatori, e penso che se sapessi qualcosa del calcio, sarei eccitato all'idea di assistere a quei maneggi.

mercoledì 11 giugno 2008

11/6 budapest

budapest é pieno di baldracche e di accattoni. tristissimo.

11/6 tata-budapest

decido che le previsioni del tempo sono pessimiste, non ci saranno temporali e vado per la vi a lunga, quella che allunga di 50 km ma passa sul danubio, e faccio bene, perché nonostante il caldo é ina bella strada, il danubio é in piena e sembra ribollire, ma dá l´idea di rifrescare un pó l´aria. a metá circa ho l´impressione di aver forato di nuovo, mi adeguio e cambio la camera d´aria per la terza volta in due giorni, ma non trovo il buco e rigonfiandola non si sgonfia piú... un calo di pressione? comunque mentre riparo si ferma un camionista che attacca bottone, chiacchieriamo un po´in spagnolo e mi racconta di quando é stato nella legione straniera in spagna (ma non era in francia? peró lo spagnolo lo parla davvero)
arrivo a budapest incazzato per i divieti alle bici, per le ciclabili non sengalate che non si trovano, per i temporali chge ora sí che si avvicinano. budapest sembra squallida, trovo la stazione mentre arriva lo sciaquone, sono tentato di partire subito, avrei giusto il tempo... poi no, mi imbatto in un ibis, daccio una scommessa con me stesso sul prezzo e la perdo, partiró domani. intanto ho fatto il biglietto.

116 km
5h53m
20 kmh medi
139 bpm medi
4000 kcal

10/6 mosonmagyarovar-tata

il primo pezzo, seguendo le indicazioni della sciura, é parecchio bello: pista ciclabile vera, che passa in mezzo a paesini di contadini, vedo una lepre che non fugge, non avevo mai visto una lepre da vicino. cicogne, falchi. poi la ciclabile svanisce nel nulla, cominciano i saliscendi e anche i problemi. a gyor le indicazioni della ciclabile portano in centro, ma non c´é un cartello che da lí faccia proseguire. sembra magnetica. mi adeguo a chiedere all´ufficio turistico e quando arrivo all´uscita dalla cittá.. tac. prima foratura. colpa mia, c´erano dei lavori in corso e non ho avuto voglia di scendere a spingere, e l´ho pagata. cambio la camera d´aria, e dopo altri quaranta chilometri, parte la valvola. cosí imparo a non provare le camere d´aria prima di partire.
tata é orribile, non é altro che un incrocio tra due statali. la sciura dove trovo posto sembra burbera e scostante, peró balbetta un po´di francese e ci capiamo bene. iul mattino dopo é tutta un sorriso, mi offre anche un´omelette, mi regala una bottigliona d´acqua (altro peso, penso al momento, ma tornerá utile) e mi dice di farmi un panino con il formaggio e il prosciutto che sto avanzando dalla colazione, dandomi il domopak per fasciarlo. un amore, no?

110 km
5h12m (7h06m con le soste...)
21 kmh medi
128 bpm (ci credo, con tutte quelle soste)
4700 kcal

9-6 vienna-mosonmagyarovár (ocomesichiama)

parto tardi e con lentezza, tanto poco ho voglia di questa tappa. perché c´é l´uscita dal vienna e l´attraversamento di bratislava, e detesto entrare e uscire dalle grandi cittá. uscendo da vienna mi perdo, la stradina segnata sulla mappa nono esiste e devo rimediare muovendomi piú o meno alla cieca. in questi casi la migliore strategia é prendere una strada e seguirla finché non porta a una posizione che si riesce a ritrovare sulla carta. altrimenti, in rischio é di girare in tondo e buttare tempo e energie. funziona, e non sono nemmeno tanto fuori strada. fino a bratislava é abbastanza insignificante, gradevole e niente piú. non oso addentrarmi nelle piste ciclabili, i pezzi che vedo sono piú saliscendi della statale, che comunque é poco trafficata. la frontiera con la slovacchia sembra un limite col terzo mondo: bratislava é un ammasso di palazzoni orrendi, da cui cerco di tenermi il piú discosto possibile.
la cittá é ormai alle spalle quando vedo la danubiana, la ciclabile del danubio accanto alla statale. praticamente una superstrada per ciclisti e skater, se non fosse completamente al sole e senza uno straccio di indicatione sarebbe anche bella. dopo un po´mi rendo conto di non avere idea di dove mi stia portando, qe dopo venti chilometri trovo una stradina, me ne frego del divieto e riguadagno la statale giusto in tempo per il confine con l´ungheria. confine squallidissimo, non c´é nemmeno il cartello dell´unione europea da fotografare.
poco dopo trovo il primo degli infiniti, odiosi cartelli ungheresi di divieto alle biciclette. sotto c´é una scritta incomprensibiule, decido che vuol dire ˝eccetto ciclisti italiani˝ e vado oltre.

a mosonmagyarovar trovo una zimmer da due vecchietti simpatici, almeno credo perché ci parliamo in tedesco, e loro non lo parlano meglio di me. peró a gesti e sorrisi ci si capisce sempre, e la signora mi dá le indicazionmi per trovare la ciclabile per la tappa successiva.
121 km
5h19m
22,63 kmh medi
141 bpm medi
4676 kcal
1 twix
1 succo d´arancia

l´austria

qual é il significato dell´austria? intanto non ha il mare, e questo la fa partire svantaggiata. poco male, si direbbe: condivide questa condizione con la svizzera, la repubblica ceca, l´ungheria. eh, no. la svizzera é un paese del cazzo pieno di heidi, mucche, cioccolato e soldi. la repubblica ceca non ha un vero nome ma solo un aggettivo, in compenso é piena di figa come si é giá detto, e tanto basta. dell´ungheria mi dicono lo stesso, intanto hanno il gulash e gli dó fiducia.l´austria invece é un paese che se la tira da morire senza averne i numeri. che cazzo produce, l´austria? la sacher? le KTM? gli sci fischer? bastano davvero per dare un senso a un paese? per me no. la migliore definizione dell´austria é una citazione (non ricordo di chi, purtroppo) nell´ufficio del turismo di vienna: qualcosa tipo ˝do´una grande delusione agli esteti: tutto quello che c´é di antico a vienna, una volta era nuovo˝. l´austria é solo un rimasuglio di quello che fu un grande impero, l´imperto delle novitá e della moda, sempre in corsa con parigi sulle ultime tendenze. l´inpero che fece personaggi dei suoi reali e lusso dei propri palazzi. ora tutto quello che una volta era lusso e novitá, é vecchio, é una memoria storicadelle mode di un tempo. un´impero che non esiste piú per 4essersi autzodistrutto nel momento di massima potenza, unico caso di entropia storica. ora resta una cittá-museo, un paese-macchietta, con una cultura presa in prestito dalla germania e nemmeno un campionato europeo tutto suo, ma in coabitazione nientemeno che con gli svitteri.

7-8/6 vienna

intanto chiariamo: vienna non é sul danubio. molti benpensanti credono che lo sia e si sentono soddisfatti cosí, e invece sbagliano. il danubio é accanto a viuenna, non la attraversa ma la sfiora appena, e la cittá non ci vive sopra. non é come a torino o roma, o parigi, o londra. lí il fiume é parte del centro storico, che ci é nbato sopra e addosso. no. vienna é come parma. a parma c´é il torrente parma, che tra l´altro ne divide il quartiere oltretorrente, teatro del primo moto di resistenza antifascista in italia. a vienna invece c´é il torrente wien, che ne attraversa il centro alla chetichella, dá il nome alla cittá ed é ignorato da tutti, nascosto com´é dalle alte sponde di pietra.

sabato 7 giugno 2008

6/6 gmünd-vienna

tappa lunga, lunghissima. la mancanza di salite della tappa di ieri mi ha fatto temere che le avrei trovate oggi. é andata bene: i primi trenta chilometri sono statai di saliscendi, con un paio di sciacquoni niente male, poi le discese hanno cominciato a prevalere, per fortuna. la statale era trafficata e la corsia d´emergenza in austria non é larga come nella repubblica ceca, e mi sono deciso a indossare il giubbottino arancione, non l´avevo mai usato in vita mia ma mi é sembrata una buona idea; con tutta quella pioggia temevo solo di non essere visto. poi ogni tanto, le salite. non drammatiche, ma lunghe, e con il ginocchio che si era raffreddato e inumidito, non era bello. certo ogni tanto perché farsi mancare una salitella, un muretto, un saliscendi in fondovalle, o quattro chilometri di salita per superare una collina? perché privarsi del divertimento di rompere la monotonia del ciclista con un viadotto, o una discesa continua? ma no, facciamogli pagare la decisione di venire in austria in bicicletta, allo stronzo pedalatore!!!
divertente l´incontro con un ciclista a quaranta chilometri da vienna. abbiamo fatto tre o quattro chilometri insieme chiacchierando. voleva vantarsi della sua bellissima bici da corsa (bella davvero), credeva che arrivassi da una cittá dieci chilometri piú indietro, e che mi sarei fermato alla prossima cittá, prima di vienna. ha sgranato gli occhio quando gli ho fatto vedere il tachimetro che segnava 116 e gli ho detto che sarei arrivato a vienna.
i campeggi delle grandi cittá sono sempre in posti impossibili. ho dovuto chiedere due volte per trovarlo (sacandalo! ma mettere due indicazioni no?), ed é strozzato tra la ferrovia, l´autostrada e l´aereoporto. peró é un bel campeggio. pulito e ben servito dai mezzi.

160km
7h39m
21 kmh
53 kmh max
135 bpm medi
6400 kcal
3 soste per fare pipí

5/6 tabor-gmünd

bellissima tappa. pensavo che sarebbe stata tuta in salita, invece le salite erano quelle di ieri, e oggi é stata quasi tutta pianura. il ginocchio mi ha dato solo un po´di fastidio, ho l´impressione che piú dell´aulin abbia fatto il riposo, e soprattutto la mancanza di pioggia.
tutta la seconda parte, da veseli nad luznici in poi, é stata in una specie di parco naturale, e se non lo é, dovrebbe esserlo. tutta tra boschi, laghi, falchi e cicogne, radure improvvise. un daino (o un cerbiatto, non me ne intendo) é scappato dal ciglio della strada mentre passavo io andando a nascondersi nel bosco. ovviamente troppo in fretta per fotografarlo, ma sono riuscito a vederlo molto bene.
ho trovato poco traffico, nuvoloso ma senza pioggia, in compenso con tanto vento contro. ma tanto il vento é sempre contro, i ciclisti e i navigatori lo sanno bene. i cechi guidano bene, anche i camion per superarmi cambiano corsia, passandomi lontano. e se dall´altra parte arriva qualcuno frenano, mi si mettono dietro a distanza, e superano quando possono. ho preso l´abitudine di ringraziarli. pensavo di fermarmi a dormire a velnice cesko, subito al di qua del confine con l´austria, ma era un posto triste e squallido. anche entrando in repubblica ceca avevo notato la gran quantitá di bordelli, ma qui era ben peggio. non per niente la prostituzione é legale in germania ma non in austria, qui trovano piú mercato. ogni albergo o pensione era in realtá un bordello, con tanto di puttane sulla soglia a ballare le tette. le uniche ceche brutte che abbia visto, e l´ho attraversata tutta. dall´altra parte del confine, invece, l´ordine e la pulizia che ci si aspetta in austria. talmente ordinati che al primo gästhaus in cui mi sono fermato, la sciura mi ha risposto che non aveva posto scuotendo la testa con l´espressione terrorizzata. devo essere pauroso, dopo novanta chilomentri di bici.
mi sa che l´austria é uno stano posto.
100 km
4h 53m
21 kmh media
40 kmh max
136 bpm medi
3700 kcal

mercoledì 4 giugno 2008

4/6 praga-tabor

non siamo mica fatti di zucchero.
parto sotto la pioggia, dopo aver messo via un´incazzatura con l´albergo perché volevano farmi pagare 22 euro per il parcheggio della bici nel garage. gli ho fatto una scenata, mi hanno lasciato andare senza farmi pagare nulla. controlleró l´estratto conto della carta di credito...
l´uscita da praga é ancora peggio del solito e la pioggia non aiuta. mi chiedo perché le statali vicino alle cittá debbano essere dei vialoni a tre corsie senza nemmeno un marciapiedi ciclabile. sembrava di pedalare in autostrada.
per fortuna poi la situayione é migliorata, sia come traffico sia come pioggia. unico problema: quasi tutta la tappa é stata in salita. in questi casi maledico le discese, sono un modo per distruggere la fatica fatta fino a quel momento. il clou é stata una salita di 18 chilometri, in cui ad ogni curva sembrava che spianasse, invece c´era ancora un pezzo, non finiva mai. l´ho affrontata con ardimento e sprezzo del pericolo... a parte gli scherzi, quando sono arrivato in cima ero davvero soddisfatto. il problema é che mi ha distrutto un ginocchio, il sinistro mi fa un male cane. ho fatto gli ultimi venti chilometri spingendo solo col destro, e non va per niente bene. ora sono uscito a fare due passi, ma anche a camminare mi fa male. se domani non migliora dovró stare fermo un giro.
ovviamente non avendo piú piovuto dopo l´uscita da praga, ho pagato con un bello sciacquone negli ultimi 15 chilometri.
la ricerca dell´albergo é stata uno spasso: sono andato nel primo che ho trovato, accanto allo stadio. bene, é l´ostello dove alloggiano gli atleti, credo. la mia stanza é una camerata di quattro letti, pulitissima ma sembra appena uscita dal regime comunista. la ragazza alla reception non parlava una parola di nessuna lingua. per farle capire che volevo un letto ho duövuto fare il gesto di dormire. da lí in poi ci siamo capiti solo a gesti, lei parlava in ceco, io in italiano, e gesticolavamo ridendo come matti. peró ci siamo detti tutto: le ho chiesto un posto per tenere la bici e mi ha dato le chiavi di uno spogliatoio, mi ha spiegato come entrare e uscire... simpaticissima. peccato che a gesti non ci si possa fare un granché di conversazione, perché aveva anche un bel culo...

pensavo che tabor fosse solo un posto in cui passare la notte tra una tappa e l´altra, invece é proprio bella.

92,5 km
4h58m
18,6 kmh media
56 kmh max
146 bpm media
4700 kcal

il viaggiatore viaggia solo
e non lo fa per tornare contento
chi viaggia odia l´estate
l´estate appartiene al turista

3/6 praga

praga é piena di figa.

lunedì 2 giugno 2008

2/6 litomerice/praga

parto senza fretta, la tappa e' piu' breve di quella di ieri e ho intenzione di prenderla con calma. cambio anche percorso, mollo il fiume e passo da terezin, che e' li' attaccata. fa impressione. e' un po' come palmanova, ma piu' elaborata. una bella fortezza settecentesca, un'enorme caserma in stile imperiale. l'idea che sia stata usata come campo di sterminio e' agghiacciante. ora e' una citta' spenta, con un sacco di barboni e di musei. sono andato a visitare il cimitero ebraico e il crematorio. tombe ovunque, vicino all'ingresso del cimitero c'e' la tomba di un bambino di tre anni. davanti alla fortezza piccola un'altro cimitero, piu' grande. una pianta di rose accanto ad ogni tomba. e' un posto da brividi. peccato non essermi dato il tempo per visitarla con piu' calma. avrei potuto farlo la sera prima, e' solo a tre chilometri da litomerice.
poi, la tappa. vento contro da subito e per sempre, e in piu' un gran caldo. pero' le gambe girano bene, il fiato anche, i battiti sono sempre bassi, ma faccio una gran fatica.
verso mezzogiorno tento di ripetere l'esperienza di ieri: mi fermo a un locale pieno di camionisti, ed effettivamente si mangia molto bene. qui e' tutto pesante: impossibile evitare la carne, e i piatti sono sempre enormi. la cameriera capisce poco e invece di una seconda bottiglia d'acqua mi porta una seconda bottiglia di coca. tutto ghiacciato. credo che sia stata quella la causa del mal di pancia che mi ha preso appena ripartito. venti chilometri stringendo i denti, e non solo. ad ogni albero valutavo l'opportunita' di appartarmici dietro, ma sono troppo igienista e anche troppo idiota per farlo. mi sono pentito. ho tenuto duro fino a praga, ma a quel punto stavo talmente male che ho dovuto rifugiarmi nell'albergo piu' facile da trovare: un altro ibis, in pienissimo centro. stavo cosi' male che avrei pagato qualunque cifra per un bagno. me lo merito.
pero' il fatto di essere in pieno centro ha dei gran vantaggi: entro e esco dalle mie passeggiate come e quando ho voglia, e sono gia' ovunque. domani pausa a praga, e la visito meglio.
ora son stufo di scrivere, vado a cercare una veliko pivo.

1/6 dresda-litomerice

l'uscita dalle citta' in bici e' sempre un brutto momento. oltretutto ho scelto di saltare la prima ansa del fiume, e ho pagato la scorciatoia con una buona dose di salite, anche se non proibitive. bei paesaggi, campi, boschi, mucche. traffico zero. bella, la sassonia. non immagineresti mai che qui fino a vent'anni fa c'erano i tedeschi dell'est. ora chissa' dove li hanno messi. a proposito: ho visto solo due trabant, ma una non vale perche' era parcheggiata a fare da pubblicita' al museo della ddr. anche la ricostruzione dei palazzi monumentali di dresda non fa pensare a un regime comunista. a francoforte il regime capitalista ha fatto la scelta opposta, e ha fatto uno scempio (questa non e' una valutazione politica).
amo shengen. adoro passare frontiere ormai poco piu' che simboliche, sotto gabbiotti di guardie di frontiera ormai deserti. la valle dell'elba e' molto bella, il fiume si e' scavato un vallone lasciando a tratti coste rocciose alte, tra cui scorre placidamente, senza rapide o cascate, sempre navigabile. incrocio una coppia che lo scende in canoa, con i bagagli.
poco traffico, poche salite, molto caldo e molto umido. condizioni ideali per un temporale, penso mentre pedalo (penso, mentre pedalo. molto. solo che non riesco a prendere appunti sulla moleskine). dopo usti (gran nome, mi piace, ma brutta citta' industriale) mi fermo vicino a una taverna per capire se iniziava una pista ciclabile, e un gruppo di ciclisti mi fa capire, a gesti e suoni gutturali, che vale la pena di fermarmi. gli do' retta, e faccio bene. buono il gulash, peccato non poterci mettere una birra vicino, ho ancora una ventina di chilometri da fare. per colpa del gulash, pero', in quei venti chilometri bevo tanto quanto nei novanta precedenti, piu' la coca e le due minerali al tavolo. la ciclabile e' stata un fallimento. dopo 500 metri era interrotta da una scalinata per superare una centrale elettrica, poi un sottopassaggio senza scivolo, poi diventava uno sterrato di pietre. ho rinunciato. a parte il fatto che avrei dovuto fermarmi a mangiare molto prima, la tappa e' andata molto bene. pedalo bene, la bici e' ben bilanciata, e sento poco il peso. solo la tenda incastrata nel manubrio da' un po' fastidio al freno anteriore.
litomerice va bene per fare tappa, ma non e' granche'. una bella piazza centrale, e basta.
qui le crepes le chiamano palachinke... il loro vero nome. quando torno devo chiedere a danilo di darmi la ricetta.
dresda-litomerice
115km
5h43m
20 kmh media, 59 max
153 bpm medi
molto soddisfatto.

p.s. sto cominciando a fregarmene delle parole e a usare i gesti. indico le cose col dito, e ringrazio con un sorriso. il sorriso funziona perfettamente, come per favore e come grazie.

31/5 dresda.

zerstorung. distruzione.
dresda e' effettivamente molto bella. ha il fascino delle piccole citta' monumentali, un po' decadenti nel ricordare uno sfarzo antico. l'alternanza tra edifici ricostruiti e' un monito alle conseguenze delle guerre. purtroppo i ritardi dei treni mi hanno costretto a vedere la citta' solo dal tramonto in poi, ma questo le aggiunge fascino. c'era un concerto in piazza. un piccolo palco con una piccola band e un piccolo pubblico, ma si impegnavano tutti, pubblico compreso, ed erano pure bravi. col blues ci vuole poco, e' bello da solo, anche senza la bravura di chi lo suona. in un centro commerciale ho trovato le protezioni antipioggia per i bagagli, ora che le ho e' garantito che non piove piu'.

31/5 karlsruhe - francoforte - berlino - dresda

la puntualita' svizzera non e' pregio dei tedeschi. ci fermiamo a karsruhe, e basta. silenzio. il nulla. dopo un'ora passa la voce che avremo tre ore e mezza di ritardo, che stiamo aspettando una coincidenza da vienna. scendo, e trovo che il treno e' monco. manca la motrice, restano solo cinque o sei vagoni. nessuno ci ha detto niente, siamo abbandonati in un posto di cui ignoravo l'esistenza. scendo, trovo un intercity per francoforte e ci salgo al volo, giusto il tempo per smontare la bici, che montata sugli intercity non si puo'. a francoforte ho un'ora di attesa per il treno che avrei dovuto prendere per dresda, e all'ultimo momento sul cartellone lo danno cancellato.
cosi'.
tac.
cancelled.
ok, sperimento l'ineluttabilita' dell'azione e vado all'ufficio informazioni, faccio un'ora e mezza di coda e mi dicono che anche il prossimo sara' cancellato, sono tutti cancellati perche' big storm, trees fall down. mi mettono un timbro sul biglietto che mi autorizza a passare da berlino. non sarebbe bello riprendere berlino, cantano gli afterhours. bello si', ma con un'altra ora secca di ritardo perdo pure la seconda coincidenza e mi tocca aspettare un altro treno. va a praga, sono tentato di cambiare piano, barcollo... ma non mollo. arrivo a dresda sotto una grandinata grande come noccioline, aspetto in stazione che finisca, chiamo il campeggio (l'unico numero che mi sono segnato) ma i bungalow sono pieni, di montare la tenda sul fradiciume non se ne parla. mi rifugio all'ibis accanto alla stazione, sono in viaggio da 24 ore e un po' di lusso e' meritato.

30/5 milano/dresda, o almeno il tentativo

*disclaimer: questo post e i successivi sono scritti in internet cafe' di qualche posto imprecisato e imprevisto. i tasti non corrispondono alle lettere, quelli che corrispondono sono cancellati e non esistono le lettere accentate. in pratica ringrazio di saper battere a occhi chiusi)
il treno tedesco e' triste come un treno tedesco dell'est. dopotutto sto andando a dresda, che era ad est. infatti piove. i sedili reclinabili hanno una specie di tettuccio di metallo angosciante. la luce di cortesia non funziona, e l'illuminazione generale e' spenta.
accanto a me c'e' un ragazzo marocchino o arabo o libanese o egiziano, chissa'. ho il solito magone da inizio viaggio, a meta' tra paura ed emozione. e' la sensazione di iniziare qualcosa che non si puo' fermare, trovarsi in una situazione in cui si puo' solo andare avanti e tutto quello che si fa e' inevitabile. ineluttabilita' dell'azione, la chiamo. la prima volta che l'ho provata stavo entrando in caserma, a bracciano. quasi quasi per confortarmi tengo la mano del marocchino, qui accanto.

al confine sfizzero accendono le luci per controllare i documenti, e nessuno le spegnera' piu'. le guardie sfizzere chiedono i documenti al marocchino ma non a me, io per metterli alla prova fingo indifferenza e tengo lo sguardo fisso fuori dal finestrino. niente. non esisto, ho troppo l'aria da bravo ragazzo. merda. lui invece non ha il passaporto, e lo sfizzero lo apostrofa con un ahiahiahi, fa qualche controllo al telefono e lo lascia passare.

impossibile dormire con una luce piantata sulla faccia e un magrebino accanto che non sta fermo un attimo e continua a giocare con il cellulare incazzandosi perche' perde. mi sposto e mi metto una maglietta sulla faccia. altro controllo di polizia da qualche parte in mezzo all'elvezia e della notte. fuori diluvia. altro controllo telefonico per il maghrebino, che passa ancora.
alla frontiera tedesca mi svegliano i toni duri delle guardie di frontiera, meno svizzere ma piu' tetesche degli svizzeri. al grido di no passport, no cermania! si portano via il malcapitato. credo che se l'aspettasse, perche' non accenna nessuna reazione, neanche di stupore. probabilmente ha valutato che una reazione con gli sturmtruppen gli aggraverebbe la situazione.

giovedì 29 maggio 2008

-1



quasi pronto.
so come arriverò a dresda. per ora è l'unica certezza. il resto è il bello del viaggio.
la bici è pronta. pulita, ingrassata, bagagliata. credo di aver dimenticato tutto quello che dovevo ricordare, e viceversa. ho riempito e montato i bagagli e mi sembra che vada bene. ho tentato di montare un portapacchi anteriore, ma sulla bici da corsa è impossibile. già c'è lo sgancio della ruota che può dare problemi, poi l'attacco del freno non ha abbastanza gioco da farci stare l'attacco del portapacchi. ho rinunciato, ma ho incastrato la tenda nel manubrio, tanto non andrò mai in giro con le mani basse. se dovessero esserci delle discese pericolose, sposterò la tenda dietro per avere libertà di movimento con le mani e riuscire a frenare meglio. ho attaccato il bloster al tubo orizzontale, più avanti possibile. se riesco a manovrare i manettini del cambio, che lo sfiorano, è ok. il risultato è che la bici non è mai stata così bilanciata, per la prima volta l'anteriore non tende a sollevarsi quando non sono in sella.
peccato dover smontare tutto per portarla giù in strada. tanto dovrò di nuovo smontare il bagaglio per caricarla in treno, e smontare anche la bici nel cambio a francoforte.

in questo momento ho solo voglia di pedalare.

ancora da fare:
copia della chiave del lucchetto della tenda
sacchetti ermetici per i vestiti
stampare le carte per i pezzi mancanti
tirare giù un po' di indirizzi di campeggi e b&b, per sicurezza

lunedì 26 maggio 2008

all'ultimo momento le cose vengono meglio

comprare la luce anteriore
spostare la luce posteriore da puffetta
montare la borsa da manubrio (dove metto il contachilometri?)
spostare il portapacchi dal ferro
trovare il dado che si è tratto dal bullone del portapacchi
tagliare le stecche della tenda (ebbene sì, tenda)
cercare indirizzi di campeggi e b&b
stampare le mappe
comprare il biglietto del treno

ho solo una sera per fare tutto.

domenica 25 maggio 2008

il buco sotto il sedere

vista la previsione di pioggia (tanto per cambiare: piove da due settimane), oggi giro breve, giusto per collaudare la sella nuova. 37 km tirati a 35 kmh, almeno così servono a qualcosa. tra l'altro giusto in tempo, appena rientrato in casa è ripartito il diluvio.
la sella è effettivamente comoda, anche se mi aspettavo di meglio. ho l'impressione che per dare spazio al buco centrale abbiano allargato i fianchi, spostando la zona di pressione e basta. so che una prova di un'ora non è significativa, ma ho l'impressione che vada comunque meglio di quella vecchia, per cui partirò con questa. male che vada, la cambierò in viaggio.

se non smette di piovere mi sa che cambio destinazione.

venerdì 16 maggio 2008

passo penice

non ho ancora capito se è una follia pure questo, ma secondo me ci si riesce. peccato che questo fine settimana sia prevista pioggia.
passo penice
114 km

domenica 11 maggio 2008

giochiamo a fare sul serio?

è arrivato il momento di vedere se le gambe ci sono davvero o se è tutta un'illusione.
passo del mercatello
130km
sembrano tanti, ma la metà sono di discesa. però i primi 60 sono di salita, neh.
come dice pippo: la cosa strana di una salita è che se la guardi dall'alto sembra una discesa.
come dico io: la cosa bella di una salita è che quando non ce la fai più giri la bici e vai in discesa.

cosa non fa un genovese per risparmiare

milano-genova
173 km
sì lo so che milano e genova sono più vicine di così, ma non posso mica andare in autostrada con la bici (anche se la serravalle in discesa sarebbe un'esperienza non da poco). e poi bisogna attraversare milano, attraversare genova... insomma fidatevi. e poi in autostrada non capita di trovare una trincia semovente che va in retromarcia a 33 all'ora esattamente sul tuo percorso. per capirsi, una trincia semovente è una cosa che sembra un trattore ma è grande tre volte tanto, non si capisce perché ma ha il cofano dietro, e va in giro sulle statali con una jeep col lampeggiante che le apre la strada. questo significa che le macchine la seguono a distanza e la superano con prudenza, che non si ferma (non rallenta nemmeno) agli stop, che tiene una velocità assolutamente costante, e che se ne frega se un pirla in bici la segue per quindici chilometri.
detto questo, centosettanta chilometri non sono poi così male. da milano a pavia è tutto in leggera discesa, e tra tortona e serravalle è anche una bella zona, la statale corre proprio nella piega tra la pianura e la collina. in effetti ci dev'essere un punto dove la pianura smette di essere pianura e diventa collina... bene, è lì.
la salita dei giovi è una bufala: si e no tre chilometri, senza tornanti né strappi. magicamente dall'altra parte c'è una discesa niente male, lunga, non troppo ripida ma divertente.
genova, arrivando da bolzaneto, sembra la città più brutta del mondo.

mercoledì 7 maggio 2008

borsa da bici

giusto per conservare il link utile. è la borsa da bici che mi sono costruito l'anno scorso, preziosissima.

lunedì 5 maggio 2008

milano-genova

milano-genova
10 maggio
167 km
non ce la farò mai.

sabato 3 maggio 2008

milano-desenzano

milano-desenzano
4 maggio
135 km
la sella dura è decisamente meglio. non è che non si senta, eh... però schiaccia nei punti giusti, e non in quelli sbagliati. ora devo decidere se comprarne una seria o andare avanti con questa di recupero.
fino a crema la tappa era la stessa identica di venerdì scorso, ma già dopo peschiera borromeo ho capito che sarebbe stata dura: ho avuto il vento contro da milano a montichiari. da impazzire. datemi tutte le salite del mondo, ma non datemi il vento contro. ad ogni rotonda ho dovuto lottare contro il desiderio di fare tutto il giro e tornare indietro. immaginavo la spinta del vento alle spalle, sarei tornato a casa in un amen... invece no! duro e puro e pirla fino in fondo! alla fine ho pedalato a una misera media di 22 kmh, ma mi sembrava di andare anche molto più piano. ho fatto lunghi tratti con il 42, da vergognarsi. però ho fatto attenzione ai battiti, e sono riuscito a non superare quasi mai la soglia, e stare su una media di 145 bpm.
tutto sommato sono soddisfatto, direi che le gambe ci sono, i prossimi tre wend di allenamento e qualche sera in piscina (abbronzatura ridicola permettendo) faranno la loro parte, il resto dell'allenamento, come sempre, si farà viaggiando.

post-umi

bruciano, le braccia e le gambe. ogni volta che ci sfrego contro qualcosa (le lenzuola, per esempio) mi ricordo quanto sono stato idiota. ora sembro un pinocchio a rovescio: tutto rosa con gambe e braccia rosse.
oggi niente piscina, fondamentalmente perché è improponibile che io mi denudi in pubblico in queste condizioni.
domani vorrei tornare a pedalare. per non peggiorare la situazione ho comprato un body nuovo, con le gambe che arrivano sotto il ginocchio. in cabina di prova sembrava la comodità assoluta, senza elastico alla coscia. per le braccia, non vedo altra soluzione a una maglietta con le maniche lunghe. tristissimo.
ho sempre più voglia di una bicicletta nuova. dopo vent'anni dalla nascita del bicio, mi sembra che sia arrivato il momento. e chissenefrega se non me la posso permettere.

giovedì 1 maggio 2008

milano-piacenza

milano-piacenza
2 maggio
120 km
inizialmente doveva essere milano-parma, poi una piccola crisi intorno al chilometro 70 mi ha ricondotto a più miti consigli. come prima uscita della stagione però non è male, considerato che l'intenzione era quella di saggiare la resistenza alla sella; quindi fare tante ore, più che tanti chilometri.
tappa assolutamente piatta, sia morfologicamente sia paesaggisticamente, resa gradevole dal cielo leggermente velato, che non mi ha però evitato una sana scottatura da magûtt. meritatissima: lo so che in bici ci vuole la protezione solare! pirla che sono.
il cuore ha decisamente bisogno di allenamento, sono rimasto sui 150 battiti e 29 kmh fino a crema, poi il fondo ruvido del drenante ha cominciato a darmi fastidio, mi sono incaponito a raggiungere quel ciclista là in fondo, sono passato a 31 kmh, e tac! è schizzato subito a 160 battiti, con alcune puntate ben oltre il limite. credo sia questa la causa principale della crisi che ho avuto subito dopo, da cui mi sono ripreso abbassando l'andatura a 23 kmh e mangiando le due barrette (da evitare in futuro, non danno nessuna energia, sono solo un riempitivo) che avevo con me.
dopo cremona è andata decisamente meglio: la focaccia farcita, il pezzo di pizza e la pausa hanno fatto il loro dovere e sono arrivato a piacenza allegramente ai miei 29 kmh, mi sa che ormai è la mia andatura. solo che per ora i 144 bpm a 31 kmh sono un ricordo di gioventù... vedremo se per fine mese, data della partenza, miglioreranno un po'. sono fiducioso.
devo provare a scambiare le selle del bicio e del ferro. quella del bicio sembra più confortevole, ma schiaccia il perineo, con ovvi risultati. quella del ferro è dura come il legno, ma appoggia correttamente sugli ischi (non ho idea se il plurale sia corretto). alla prossima uscita provo.
domani piscina, domenica altra uscita da decidere.