giovedì 25 giugno 2009

reims-parigi

è andata. ce l'ho fatta. non che abbia lai pensato di non farcela, ma questa volta è una soddisfazione. partire da casa direttamente in bici, arrivare qui con una maglietta con scritto milano-paris 2009. per strada qualcuno se ne accorge e mi guarda. avere una bicicletta a parigi fa pensare di essere di qui. oggi sono andato in giro a caso per tutto il giorno; guardandomi intorno come un bambino, snobbando i percorsi turistici: solo la torre eiffel, perchè volevo fare una foto al bicio che se la merita. si è comportato bene.
la tappa è stata lunga ma dalle previsioni sapevo che avrei avuto il vento a favore; e così è stato dall'inizio alla fine. ho attraversato i colli dallo champagne, la valle della marna. mi sono fermato a aulnay, praticamente all'aeroporto di roissy, per non rischiare di non trovare posto in città. gli ultimi chilometri li ho fatti ieri senza bagagli, arrivando alla villette. sarà che è il primo quartiere di parigi che ho visto, ma me ne sono innamorato.
oggi l'ingresso ufficiale, piccolo trionfo personale. come traguardo ho scelto una lavanderia automatica, ci ho rovesciato dentro tutti i bagagli.

reims-parigi
159,23 km
6h50m
22.5 kmh medi / 59.62 max
1427 m dislivello (alla faccia della pianura francese)
133 bpm medi / 160 max

verdun-reims

anche detta la strada della libertà. è costellata di cimiteri di guerra, della prima guerra mondiale. dopo le ardenne, le argonne e la mosa. milioni di morti, eserciti di morti. sepolti nei posti dove si sono combattute le battaglie, dove sono morti come topi, nelle trincee. cimiteri francesi, inglesi, tedeschi, polacchi, americani e italiani. sono passati quasi cent'anni, ma a vederli ancora fanno impressione. mentre pefalavo cercavo di guardarmi intorno e immaginare quei colli dolci, in quegli anni, attraversati dalle trincee, interrotti dai cavalli di frisia, scossi dai bombardamenti e avvelenati dai gas. chissà quanti sono ancora lì, sotto i campi di grano o di papaveri. ogni tanto nei campi spunta una casamatta, o una porta fortificata. la guerra si è combattuta anche sottoterra.
il vento a favore della prima metà della tappa mi si è messo contro negli ultimi venti chilometri; l'arrivo è stato molto faticoso. reims è la prima vera città dopo basilea, con un bel centro storico pedonale, ok la cattedrale e lo champagne, ma non sono qui per pregare o per ubriacarmi...

verdun-reims (senza h)
123.26 km
5h17m
23.28 kmh medi / 53.32 max
687 m dislivello
131 bpm medi / 155 max

luneville-nancy-verdun

mai, mai, MAI fermarsi due notti in un posto senza prima averlo visto, almeno di sfuggita. se a verdun non ci avessero combattuto la battaglia più lunga e sanguinosa del '900, nessuno ne avrebbe mai sentito parlare. in compenso ci sono un bel po' di centri commerciali finalmente, e ho potuto fare un po' di manutenzione alla bici; la catena cominciava a lamentarsi per le incrostazioni di morchia che doveva portarsi addosso.
ho pêrso un po' di tempo a girare per nancy, ne valeva la pena. non ha molto, ma la piazza centrale è spettacolare. per il resto tappa abbastanza monotona e pesante, con il vento contrario dall'inizio alla fine, la strada che ha giocato a rimpiattino con i nuvoloni, evitando gli scrosci d'acqua che cercavano di acchiapparmi, finchè loro non si sono coalizzati mettendosi davanti, tutti affiancati, e non c'è stato più niente da fare. gli ulti,i 30 km li ho fatti sotto l'acqua, bagnato fino all'osso. i bagagli sono rimasti asciutti però. prima di verdun mi sono fermato nel negozietto di una fattoria che veneva i suoi prodotti, più per stare un po' all'asciutto che per fare acquisti. ho chiacchierato con un ciclista locale, che vigliaccamente aveva telefonato alla moglie per farsi venire a prendere in macchina (e non mi ha nemmeno offerto un passaggio).

luneville-verdun
130 km
6h18m
20.70 kmh medi / 56.23 max
1039 m dislivello
132 bpm medi / 161 max

basilea-friburgo-luneville

(aggiornamento onnicomprensivo postumo)
da basilea a friburgo ho davvero battuto la fiacca. non andavo, non ce la facevo. uno di quei giorni in cui con la bicicletta non c'è niente da fare, sarebbe meglio lasciarla in cantina. per fortuna ho cambiato percorso, perchè quello che avevo in mente, 140 km con un passo a 1400 al centro della foresta nera, non sarei riuscito a finirlo. la mia idea era di arrivare presto a friburgo, visitare la città al pomeriggio, e poi passare la giornata dopo a grare in bici per la foresta nera. in bici e non a piedi perchè il piede destro mi fa un male cane: dopo 10 minuti che cammino vedo le stelle. a un certo punto a zurigo mi sono accorto che la gente per strada mi guardava, poi mi sono reso conto che non era perchè stavo zoppicando, ma perchè ad ogni passo gemevo, senza accorger,ene. non so se può essere una conseguenza della caduta, perchè ha cominciato a farmi male due giorni dopo, ma gredo di si', perchè è stata la pri,a volta che camminavo davvero dopo la caduta. per fortuna pedalando non sento niente, probabilmente la forma e la rigidità della scarpa da bici aiutano. meglio cosi'.
insomma, ho cambiato i programmi ma non avevo considerato la pioggia. il secondo giorno ha piovuto SEMPRE!!! niente foresta nera, e pochissimo giro per friburgo, giusto per andare a infilar,i in uno starbucks e passarci il po,eriggio a leggere.
friburgo è splendida. credo sia una città universitaria, piena di giovani e di vita. locali, concerti (tranne quando ero li' io, ovviamente). e vanno tutti in bici. tutti eh, non per dire. giovani e vecchi. genitori col bambino nel carrello, vecchietti che dribblano i tram con nonchalance. fuori dal cenro mi sentivo a disagio a piedi, perchè ero l'unico pedone. venti bici ogni macchina e ogni pedone, forse anche di più. ovvio che le bici vadano sui marciapiedi, visto ceh nn ci sono pedoni. ovvio che vqdqno contromqno, non essendoci macchine. ovvio che rispettino i semafori, essendoci bici anche dall'altra parte dell'incrocio!

per ripartire ho deciso di saltare strasburgo, e puntare dritto su nancy. avrei risparmiato un giorno, con l'intenzione di arrivare un giorno prima a parigi e cercare un albergo con più calma. da quella lontana notte su una spiaggia della costa azzurra, trovare porto per dormire è rimastala mia ossessione. ho passato i vosgi al col du bonhomme, a quasi 1000m. in cima stava passando la marcia parigi-colmar; i primi li ho incontrati quando mi mancavano un paio di chilometri al colle, e quelli delle vetture di appoccio mi applaudivano, mi dicevano bravò, mi dicevano dai che ci sei quasi e poi c'è la discesa. mi sono commosso. in cima mi sono fermato ad applaudire quelli che scollinavano salendo dall'altra parte. un signore che stava fotografando la gara mi ha chiesto da dove venivo e dove andavo, e si è messo a fotografarmi. peccato non aver avuto indosso la maglietta con l'itinerario...
luneville è una piccola cittadina a 30 km da nancy. negli ulti,i chilometri il vento mi si è messo contro, e non ce l'avrei fatta ad arrivare alla città. in compenso ho trovato un kebab buonissimo da una famigliola simpatica, e un hotel veramente carino accanto al castello. ormai sono entrato nella zona dei castelli, si nota che la germania è ormai lontana.

basilea-friburgo
85 km
4h13m
20.15 kmh medi
51.9 kmh max
428m dislivello
122 bpm medi / 157 max

friburgo-luneville
167 km
7h36m
21.93 kmh medi /56 max
1034 m dislivello
144 bpm medi / 169 max

mercoledì 17 giugno 2009

zurigo-basilea

facnulo, io il post l'avevo scritto, poi me l'ha fottuto. e io non ho voglia di riscriverlo. inventatelo voi.
per la cronaca: sono a basilea e sto bene e mi piace.
ciao.

martedì 16 giugno 2009

airolo-zurigo

voi che i viaggi li fate in macchina, correndo sulle autostrade e bucando le montagne nei tunnel, voi non saprete mai cos'è l'ultima curva della salita. non conoscerete il pavè si una strada antica, la nebbia che si apre su un passo di montagna. voi non vedrete le gole, non sentirete la polvere d'acqua di una cascata bagnarvi il viso. non sentirete mai il rumore e il calore del vostro stesso fiato, perchè non andrete mai alla stessa velocità del vento che vi spinge.
voi non vi tufferete in discesa toccando terra solo con lo spessore di un dito, non vedrete mai una rondine volarvi accanto per cento metri, alla vostra stessa velocità, facendovi credere di volare voi stessi; non avrete mai, per un solo attimo, l'impressione che quella rondine vi stesse guardando.
voi non conoscerete la gioia di un arrivo, perchè non avrete provato la fatica. non sentirete l'odore e lo sciabordio della riva di un lago, perchè la strada che farete bucherà la montagna, mentre la mia la aggirerà, a picco sull'acqua e nascosta alla vista dagli alberi. non costeggerete quattro laghi, uno diverso dall'altro, salutando quelli che incrocerete e che condividono la vostra stessa fatica. non avrete paura di non farcela in salita, o di rischiare troppo in discesa. non sentirete freddo fuori e caldo dentro, non cintinuerete superando l'arrivo prefissato, perchè satarete troppo bene per fermarvi. e soprattutto, non farete tutto questo in un giorno solo.

airolo-zurigo
150km
7h 26m
20,23 kmh medi
68,35 kmh max
1568 m dislivello
143 bpm medi
165 bpm max

giubiasco-airolo

airolo sembra una cittadina nata per la costruzione della galleria del s. gottardo, nel 1882. le gallerie si costruiscono? o si dice che si scavano? vabbè. in ogni caso non c'è assolutamente niente, giusto un po' di ristoranti per i motociclisti di passaggio. perchè gli automobilisti passano sull'autostrada, si infilano nel tunnel e sbucano dall'altra parte. del passo non gliene frega niente. sembra che qui si fermino solo i nostalgici della vecchia strada del passo.
avrei dovuto farmi forya e tentare la salita oggi. sono arrivato alle 1430, con un tempo splendido e caldo. ora verso i monti è nuvolo, con ammassi minaciosi e grigi che nascondono le vette. se non migliora, non è il tepo ideale per fare la scalata.
sono seduto al ristorante (sì, quello che ha come specialità i gamberoni alla griglia... qui) e continuo a guardare il passo. ü magnetico. frugo il bosco con li occhi a cercare la strada, i tornanti più alti si vedono sporgere dai fianchi della montagna. cerco di indovinare il passaggio della galleria. le rondini volano alte e questo mi fa ben sperare. tutt'al più mi bagno, prendo freddo ma dall'altra parte ci arrivo, fosse acnhe spingendo la biciclettaq a piedi. oggi ho rimpianto le discese di ieri: la tappa non era lunga, ma completamente in salita. altri 1000 metri, in 65 km non è molto, ma i primi 30 km erano piatti, e la salita, dopo, con strappi duri, peggiorati dal caldo.
giubiasco-airolo
64,5 km
3h 34m
17,93 kmh medi
40 kmh max
1051 m dislivello
143 bpm medi
173 bpm max

sabato 13 giugno 2009

il battesimo dell'asfalto

mi ci sono voluti vent'anni e dieci viaggi in bici, per assaggiare l'asfalto. e quattro chilometri da casa. che poi è impressionante come nello spazio tra la sella, il cofano di una punto e l'asfalto si riescano a pensare un sacco di raffinatezze, tipo: ecco ora se mi faccio male non posso piü finire il viaggio (in svizzera le tastiere non hanno la u con l'accento, contentatevi neh), ma se non mi faccio abbastanza male poi lunedi' mi tocca tornare a lavorare, e riprendere in mano quel progetto che avevo così elegamtemente rifilato. anzi no: se mi si rompe la bici e io non mi faccio male il viaggio salta proprio, ci rimetto la bici che ormai ha vent'anni e vaglielo a dire che per me non vale solo cinquanta euro come per l'abruzzese della fiera di senigallia. il primo istinto è di controllare che le ruote girino dritte. poi di stare in piedi. poi di riuscire a far girare le caviglie e appoggiare le mani al manubrio. poi è partita la raffica di insulti. e visto che un cancro al culo non si nega a nessuno, gliel'ho augurato di cuore. solo qualche botta e graffio, niente di grave. la bici è stata protetta dai bagagli, e in dieci minuti sono ripartito. mi ci sono voluti una ventina di chilometri per smaltire l'adrenalina, durante i quali ho maturato il giuramento di non fare mai più viaggi (ho trovato come si fa la ù, gioite) che comprendano pezzi in italia.
finalmente la civile svizzera, culla della democrazia e dei rifugi antiatomici, e delle piste ciclabili. il rispetto per il ciclista è totale, se uno vi fa il pelo potete star sicuri che sia un italiano.
nella vallata tra ponte tresa e il monte ceneri mi si attacca uno svizzerotto panzone e ciclista, in salita non riesce a starmi dietro ma in discesa (eh perchè son pesante, dice, senza pensare che io ho i bagagli) mi riprende, e mi attacca il bottone. ma dove vai ma dove vieni ma dove dormi ma quanti bagagli. poi in cima al monte ceneri (l'ho staccato di cinque minuti abbondanti) nota la maglietta con il percorso, e si illude che siamo in tanti... un altro. no. son da solo. io pedalo da solo. è così difficile da credere?

km 121
5h 27m
22 kmh medi
63 kmh max (la discesa del monte ceneri non era così terribile, ma bella ripida)
dislivello 949 m
battiti medi 155
battiti max 183 (l'adrenalina dell'incidente, immagino)

venerdì 12 giugno 2009

in carrozza

e così sono pronto a partire. come sempre ho l'impressione di aver dimenticato tutto, di non essere pronto, di non sapere dove andare e cosa trovare. ma è questo che mi piace, un briciolo di inconsapevolezza, un po' di incertezza per uscire dal binario quotidiano dell'agenda, dei tempi noti, del sapere al lunedì cosa succederà fino a domenica, e oltre. quello che ho dimenticato lo comprerò per strada, quello che non so che c'è non lo vedrò, e in compenso tutto quello che incontrerò sarà una sorpresa.
il bicio è pronto. io sono allenato, un po' approssimativamente ma a sufficienza. domani mattina si parte.

mercoledì 10 giugno 2009

il giro delle streghe

a triora avrei voluto andarci da tempo. ma ogni volta che sono a sanremo vado in barca, e mi rimane in mente la curiosità di andare a vedere quel posto, con le leggende delle streghe e le case di pietra. ci voleva un fine settimana di brutto tempo, troppo brutto per le crociere ma non per i corsi, e allora eccomi con la bici nel bagagliaio, e una cartina in tasca. la nuova ciclabile fino ad arma di taggia è veramente bella, ovviamente un po' troppo trafficata di tricicli e roller per i miei gusti, ma è bella larga e ci si passa comunque. il tracciato della vecchia ferrovia è perfetto per le bici: in riva al mare, senza salite o curve brusche. sei chilometri perfetti per scaldarsi in santa pace, e ha liberato quel pezzo di aurelia dai ciclisti.
la valle argentina è bella, non ripida ma selvaggia, con il torrente sassoso che serpeggia tranquillo in basso. poi sale, la strada attaccata alla roccia e poi nascosta nel bosco, fino a molini di triora. rispetto al levante qui sembra una natura diversa, più rigogliosa, meno coltivata. come se i boschi qui non fossero mai stati toccati, gli olivi sono solo sul mare e non se ne sono allontanati. dopo molini si fa sul serio, si sale di mille metri in tredici chilometri ma è tutta nel bosco, all'ombra. mi piacerebbe saper riconoscere gli alberi per sapere che dai lecci si passa ai castagni, poi dai castagni ai nonsocomesichiamano, poi finalmente agli abeti, a mille metri. lì la strada spiana ma è piena di buche, il vento è freddo e consiglia di coprirsi, anche perché una volta scollinato il langan la discesa è ripida e stretta, e il vento di ponente infilandosi nella valle si è raffreddato. ma la vista è impagabile: si esce dal bosco in cima al colle, e si scende tra le radure dei pascoli. quando la strada si allarga è una gioia, scendere a cinquanta all'ora senza fatica, verso il mare.

colle del langan
km 91
4h 5m
22,17 kmh
dislivello 1447 m
150 bpm medi

il meglio del soviore

sono sempre stato convinto che il meglio del soviore fosse il panorama. come santuario non dice granché, è chiaramente stato costruito in un punto di passaggio obbligato di merci e genti, per foraggiare di oboli la chiesa e di acqua e cibo i viandanti. oggi ci si trovano i vecchietti, a prendere il fresco e a guardare giù, verso il mare. ci ero sempre andato in macchina, nemmeno sospettavo che ci fosse quella stradina da fare in bici. ora so che il meglio del soviore è arrivarci da lì.
non avevo voglia di fare il gioco dell'interrogatorio milanese, se non ci si è sentiti per vent'anni significa che non c'erano motivi per farlo, e va bene così. poi ho visto pietro in bici, e ho detto perché no, pedaliamo insieme, facciamo due chiacchiere. ed è stato un bene. la salita accompagna le chiacchiere tra una rampa e un discorso, ed è bella. la strada a mezzacosta di lavaggiorosso la conoscevo già, inizia con una bella rampa poi sale regolare, attraversando i paesini della vallata di levanto, arroccati sugli spuntoni di roccia. una volta la gente ligure era saggia, costruiva le case dove c'era roccia: così non c'erano fondamenta da scavare, non si rischiava di costruire su una frana, e soprattutto non si occupava terreno buono da coltivare.
poi quella rampetta, sulla sinistra, che non avevo mai visto. praticamente la pendenza di una rampa da box, cento metri da fare in apnea per arrivare sulla costa del monte, il displuviale (quanto mi piace questa parola) tra il mare e l'entroterra. la stradina serpeggia immersa nel bosco, con due vallate ai lati, e in qualche punto fortunato si riesce a vederle entrambe, contemporaneamente. senza una macchina, solo qualche cacca di cavallo a far capire che ogni tanto ci passa qualcuno. profumo di bosco e frusciare di foglie. si vede che montale è di queste parti.
dopo soviore incrociamo orde di ciclisti più agguerriti di noi, tutti a ripercorrere la cronometro che resterà nella storia, la crono più bella e difficile di tutti i tempi. in discesa le scritte per terra sono solo un lampo rosa sotto le ruote.

bonassola-soviore