lunedì 28 aprile 2014

milano-reggio nell'emilia

non facevo cosi tanta strada dall'ultimo viaggio, nei balcani quattro anni fa. soprattutto non ci avevo mai provato senza allenamento. questa è la mia quarta uscita dell'anno, una sequenza cinquanta settanta centotrenta centottanta. mi ripeto che al limite c'è sempre il treno, e parto.
cartolina n.1, la circumnavigazione di linate. c'è una ciclabile che gira proprio intorno alla staccionata, non passano macchine, decolla solo un aereo, un md-80 che sembra turco, una delusione per i pochi appassionati con teleobiettivo, pronti a immortalare chissà quale meraviglia tecnologica. guardano la pista desolata, e si perdono i fagiani che razzolano indisturbati tra le frasche alle loro spalle.
cartolina n.2, lodi è bella, chi l'avrebbe mai detto. almeno, è bella la piazza centrale, grande e signorile, con i caffè e le bici spinte a mano. è sabato, e i negozi son già tutti uno struscio di microgonne, leggins e jeans attillati sovrastati da scollature e pizzi provinciali. zona di vacche, mi dico. prelevo, non trovo nemmeno un panificio per lo spuntino di metà mattina, e proseguo.
cartolina n.3, dopo lodi c'è un canale, o un fiume, o entrambi. la statale che lo costeggia è quasi deserta e pedalo bene, ma a lato vedo di meglio, una ciclabile perfetta e ombreggiata. i cartelli indicano esattamente castelnuovo, dove voglio passare il po. metto via il cervello e pedalo attraverso i paesini.
cartolina n.4, appena dopo il po, il paese di san nazzaro è quattro case, una chiesa e un bar trattoria con insegne cavalleresche medievali. il tizio è gentile, a un ciclista non si nega il pranzo e la scelta è tra tortelli di zucca, e pisarei e fagioli. poi la strada lascia le statali e le provinciali, diventa stradine di campo, lemilia delle biciclette non ha più una ciclabile giusta per me.
cartolina n.5, verso polesine parmense mi supera un trattore, o un mietitrebbia, o un coso enorme che va un po' più veloce di me, taglia laria come una locomotiva e non rallenta mai. mi ci metto dietro a mezzo metro, praticamente smetto di pedalare. mi porta quasi fino a zibello, non è tanta strada ma è un bell'aiuto.
cartolina n.6, il ponte sul taro è chiuso. il brutto dell'Emilia è che c'è quasi solo la via emilia. tolta quella, le strade sono solo ragnatele che portano alle città messe in fila. impossibile andare paralleli alla via emilia. la deviazione mi pbbliga a piegare verso parma. passo attraverso l'arrivo di una gara ciclistica, mi sento uscito dal passato con le gambe pelose, la bici d'acciaio e i fil de föra, come diceva la signora Marnati. sui colli si preparano i temporali del pomeriggio, e mandano giù un forte vento, ovviamente contro. il vento porta una tormenta di batuffoli di pioppo, attacco a starnutire e il rinculo degli dtarnuti mi rallenta ancora di più, come se non bastasse il vento.
cartolina n.7, parma è una piovra che non lascia scampo. finché riesco sto tra la statale, l'alta velocità e l'autostrada, tra i campi resistenti al progresso tecnologico, destinati a scomparire uccisi da fiere e capannoni. cerco disperatamente di restare fedele aklintenzione di evitare la via emilia, ma diventa impossibile. parma mi fagocita, tento di ribellarmi ma è inutile, posso solo abbassare la testa e correre attraverso il nulla. a parma non c'è niente, non c'è tangenziale né circonvallazione, non c'è il gelataio naturale, non ci sono scrofe ne via emilia, non ce più prosciutto, né fatica né sofferenza. veloce come mi ha succchiato, mi respinge come una fionda proprio sulla via emilia, a levante, ormai ridotta a una piccola statale senza quasi traffico, gli ultimi venti chilometri di apnea insensata.

milano-reggio su strava




mercoledì 16 aprile 2014

un Po oltre

non sono più abituato a pedalare in compagnia. lo facevo nei primi viaggi, con v., viaggi che ora mi sembrano incredibilmente brevi: trecento chilometri in una settimana, fatti piano, con la giusta calma e lasciando tempo alla vacanza. come dovrebbe essere.
comunque.
a pedalare in compagnia cambia tutto. non ci sono solo i miei pensieri, ma anche le parole degli altri. non solo la mia fatica, ma anche quella di chi mi accompagna. compagni da aspettare o da inseguire, a seconda dei casi. pedalare con f. mi fa sentire un po' maestro, e la cosa lusinga il mio ego. ma tornerò a pedalare da solo, lasciando la compagnia a occasioni sporadiche. da solo "c'è solo la linea per terra", non ci sono pensieri. solo le sensazioni del corpo e della mente.
e poi, in tre bisogna anche rispettare i piani, mica si può cambiare percorso così, una volta concordato. per cui se uno decide che il percorso prevede cinque chilometri di superstrada vietata alle bici, bisogna farseli. e io spingo forte per farli finire prima, per non metterci una vita a passare lo svincolo.
per fortuna il resto è niente male. la zona di belgioioso non l'avevo mai vista, lungo il basso olona la strada è punteggiata di paeselli e castelli e glicini e villette, e curve, e boschi. è piacevole. anche l'argine basso del po, con la strada che sale e scende e attraversa paesini annoiati, che lasciano sprazzi di ricordi di una ricchezza passata, ora rimasta solo nei cornicioni sbrecciati e in qualche portico, è gradevole. forse perché è aprile, chissà se a giugno, con la canicola estiva, mi sembreranno ancora così ameni.
comunque pedalare in compagnia ha anche un altro vantaggio: se gli altri sono meno allenati o meno abituati, si va più piano. e allora ci si trova a fare centotrenta chilometri senza nemmeno stancarsi. forse è il caso di rallentare, e godersi il viaggio.

http://www.strava.com/activities/129427867/overview

sabato 5 aprile 2014

la delega ciclistica

ok, alba è morto.
cerco di non pensarci intanto che metto da parte i soldi, e il coraggio di andare dal marnati a dirglielo.
nel frattempo ho un collega che ha deciso di fare Milano-Roma. non è mai andato in bici, ne ha comprata una apposta, e mi ha chiesto consigli. abita sulla Martesana, far allenare lui è l'unica scusa che mi è rimasta per prendere il bicio e uscire. per fortuna l'ho restaurato... se fossi shintoista crederei che alba si è suicidato per gelosia, non sopportando l'orgoglio del vecchio bicio tornato a splendere.
intanto vediamo se domani riesco a fargli fare sessabta chikometri. al collega. non ha mai fatto sport, è sovrappeso, bisogna andare per gradi. quando arriverà a roma ci sarà un po' di merito anche mio. si ha da accontentarsi, di questi tempi.