domenica 29 giugno 2008

altro che idro-spin

rapallo-piacenza, 160 km
da rapallo non si va da nessuna parte. per andare a portofino bisogna passare da santa margherita. per andare a genova bisogna passare da recco. per andare a piacenza bisogna passare da chiavari. e per arrivare a chiavari bisogna farsi la salita di zoagli, non ci sono cazzi. e ovunque si voglia andare, c'è da partire in salita, che non fa bene alle gambe né al cuore né alla voglia di pedalare. però poi a chiavari ci si arriva, si prende la val fontanabuona che non sarà bellissima, ma è una lunga salita dolce. già lì mi accorgo che le gambe dell'ultima vacanza ci sono ancora: salgo deciso, viaggio sui 25 all'ora con il cuore che se ne sta lì tranquillo a non fare nemmeno fatica, e questo mi mette un sacco di ottimismo addosso. anche dopo il bivio di ferriere, dove la strada sale tra i castagni verso la scoffera, con curve che conosco bene per averle fatte un sacco di volte in moto. il bosco rinfresca il ciclista, la salita dà un senso alla sua fatica. peccato che il passo della scoffera sia un'illusione, che passo è un posto che quando lo passi la strada continua a salire per dieci chilometri?
finiti i passi e le gallerie, iniziano le nuvole. lo sapevo, avevo anche visto le previsioni. caldo ovunque da una settimana vuol dire temporali in collina, da sempre. e infatti eccoli. risultato: ottanta chilometri sott'acqua, fino a rivergaro. l'acqua violenta offende gli occhi e gli occhiali, non ho speranza di vedere niente in nessun modo, ma alla fine decido che è meglio andare con gli occhiali scuri rigati dall'acqua che con gli occhi chiusi, e mi adeguo a indovinare la riga bianca della strada. per fortuna la valtrebbia è una pista da moto, e l'asfalto è tenuto bene per evitare di dover raccogliere troppi cadaveri. il problema è che i bagnanti fluviali della domenica sono refrattari all'acqua, mica come me che non sono mica fatto di zucchero, e fuggono all'arrivo dei temporali. risultato: tutti in colonna, a chiedersi che cazzo ci fa quel ciclista che li supera a sinistra come fosse una moto, supera pure le moto qualche volta, ma solo perché sull'acqua fa fatica a frenare. dopo rivergaro torna il caldo torrido, mi spoglio e mi asciugo in un attimo con il vento caldo che scende dai monti e mi spinge veloce, con il cambio sul 52/14, a... a... non lo so. il contachilometri è morto per annegamento. gli unici dati per questa tappa sono quelli del cardio:
7h52 effettivi, compesi una coca e due panini con la coppa
145 bpm medi
6365 calorie, subito compensati da una visita al mcd8n41d in attesa del treno... :-P

venerdì 13 giugno 2008

12-13/6 budapest-milano

belli questi treni internazionali, pieni di gente e di idiomi, di poliziotti che salgono e scendono e ti svegliano nella notte, di americans che si incazzano perché gli chiedono where are you go, perché loro sono american, I can go wherever I want, and if not, I call the army. poi si incazzano perché gli mettono il timbro sul passaporto, sporcandoglielo.
ci sono le svedesone che fanno la fila per andare in bagno a lavarsi i denti e mettersi il pigiama, prima di infilarsi nei sacchi a pelo, su sedili talmente piccoli e scomodi che non ci sto io, figurarsi loro.
c'è il poliziotto italiano distaccato in romania, che racconta stupito di come, dopo aver combattuto i rumeni come nemici per vent'anni, ha poi scoperto una nazione ordinata. e di fa il pendolare ogni fine settimana. ci sono i poliziotti croati che smontano il treno (per davvero, con tanto di chiave inglese e scaletta per guardare nei controsoffitti) per darsi un tono, perché non gli va bene che siamo tutti turisti, loro vogliono il clandestino che gli fa fare il salto di carriera.
ci sono le due indonesiane (carina proprio quella piccola. sembra tascabile, ma fa proprio sesso) che sorridono a tutti e non capiscono un cazzo, nemmeno quando il croato gli dice che non hanno il visto e devono scendere, glie lo spieghiamo io e l'americana scrivendoglielo in inglese sul loro palmare traduttore babelfish, chissà cosa hanno capito. sorridevano, mentre le aiutavo a scaricare le valigie più grosse di loro, in piena notte, al confine tra ungheria e croazia. credo che siano ancora lì abbandonate.
c'è la carovana di russi che sale lungo l'infinito lago balaton, quello con le villette piccole come una stanza ognuna, ma con le colonne e gli archi come le case della barbie. bambini russi che svegliano tutto il vagone con i loro incubi, fanno rimpiangere i tempi quando i russi li mangiavano, invece dei pastoni che si portano dietro nelle borse frigo.
i controllori croati mi fanno pagare per la bici, io non sto lì a spiegargli che è una borsa, per cui un bagaglio, lui cosa ne sa e cosa glie ne frega che dentro c'è una bici, un cavallo o duecento paia di mutande sporche. mi fa pagare anche per la tratta slovena, ovvio che gli sloveni mi fanno pagare di nuovo. ma pace.
di venezia, alle americane, non glie ne frega niente. per loro è solo una stazione in cui cambiare treno, non ne vogliono sapere di fare due passi nelle due ore di attesa, e non mi danno retta.
lusso finale: quel buono delle ferrovie per il ritardo a roma in ottobre è diventato un venezia-milano sull'eurostar in prima classe. sono l'unico senza cravatta o occhiali alla moda. il tizio accanto a me sposta giocatori al telefono come pedoni su una scacchiera, fa e disfa squadre, parla con procuratori e allenatori, e penso che se sapessi qualcosa del calcio, sarei eccitato all'idea di assistere a quei maneggi.

mercoledì 11 giugno 2008

11/6 budapest

budapest é pieno di baldracche e di accattoni. tristissimo.

11/6 tata-budapest

decido che le previsioni del tempo sono pessimiste, non ci saranno temporali e vado per la vi a lunga, quella che allunga di 50 km ma passa sul danubio, e faccio bene, perché nonostante il caldo é ina bella strada, il danubio é in piena e sembra ribollire, ma dá l´idea di rifrescare un pó l´aria. a metá circa ho l´impressione di aver forato di nuovo, mi adeguio e cambio la camera d´aria per la terza volta in due giorni, ma non trovo il buco e rigonfiandola non si sgonfia piú... un calo di pressione? comunque mentre riparo si ferma un camionista che attacca bottone, chiacchieriamo un po´in spagnolo e mi racconta di quando é stato nella legione straniera in spagna (ma non era in francia? peró lo spagnolo lo parla davvero)
arrivo a budapest incazzato per i divieti alle bici, per le ciclabili non sengalate che non si trovano, per i temporali chge ora sí che si avvicinano. budapest sembra squallida, trovo la stazione mentre arriva lo sciaquone, sono tentato di partire subito, avrei giusto il tempo... poi no, mi imbatto in un ibis, daccio una scommessa con me stesso sul prezzo e la perdo, partiró domani. intanto ho fatto il biglietto.

116 km
5h53m
20 kmh medi
139 bpm medi
4000 kcal

10/6 mosonmagyarovar-tata

il primo pezzo, seguendo le indicazioni della sciura, é parecchio bello: pista ciclabile vera, che passa in mezzo a paesini di contadini, vedo una lepre che non fugge, non avevo mai visto una lepre da vicino. cicogne, falchi. poi la ciclabile svanisce nel nulla, cominciano i saliscendi e anche i problemi. a gyor le indicazioni della ciclabile portano in centro, ma non c´é un cartello che da lí faccia proseguire. sembra magnetica. mi adeguo a chiedere all´ufficio turistico e quando arrivo all´uscita dalla cittá.. tac. prima foratura. colpa mia, c´erano dei lavori in corso e non ho avuto voglia di scendere a spingere, e l´ho pagata. cambio la camera d´aria, e dopo altri quaranta chilometri, parte la valvola. cosí imparo a non provare le camere d´aria prima di partire.
tata é orribile, non é altro che un incrocio tra due statali. la sciura dove trovo posto sembra burbera e scostante, peró balbetta un po´di francese e ci capiamo bene. iul mattino dopo é tutta un sorriso, mi offre anche un´omelette, mi regala una bottigliona d´acqua (altro peso, penso al momento, ma tornerá utile) e mi dice di farmi un panino con il formaggio e il prosciutto che sto avanzando dalla colazione, dandomi il domopak per fasciarlo. un amore, no?

110 km
5h12m (7h06m con le soste...)
21 kmh medi
128 bpm (ci credo, con tutte quelle soste)
4700 kcal

9-6 vienna-mosonmagyarovár (ocomesichiama)

parto tardi e con lentezza, tanto poco ho voglia di questa tappa. perché c´é l´uscita dal vienna e l´attraversamento di bratislava, e detesto entrare e uscire dalle grandi cittá. uscendo da vienna mi perdo, la stradina segnata sulla mappa nono esiste e devo rimediare muovendomi piú o meno alla cieca. in questi casi la migliore strategia é prendere una strada e seguirla finché non porta a una posizione che si riesce a ritrovare sulla carta. altrimenti, in rischio é di girare in tondo e buttare tempo e energie. funziona, e non sono nemmeno tanto fuori strada. fino a bratislava é abbastanza insignificante, gradevole e niente piú. non oso addentrarmi nelle piste ciclabili, i pezzi che vedo sono piú saliscendi della statale, che comunque é poco trafficata. la frontiera con la slovacchia sembra un limite col terzo mondo: bratislava é un ammasso di palazzoni orrendi, da cui cerco di tenermi il piú discosto possibile.
la cittá é ormai alle spalle quando vedo la danubiana, la ciclabile del danubio accanto alla statale. praticamente una superstrada per ciclisti e skater, se non fosse completamente al sole e senza uno straccio di indicatione sarebbe anche bella. dopo un po´mi rendo conto di non avere idea di dove mi stia portando, qe dopo venti chilometri trovo una stradina, me ne frego del divieto e riguadagno la statale giusto in tempo per il confine con l´ungheria. confine squallidissimo, non c´é nemmeno il cartello dell´unione europea da fotografare.
poco dopo trovo il primo degli infiniti, odiosi cartelli ungheresi di divieto alle biciclette. sotto c´é una scritta incomprensibiule, decido che vuol dire ˝eccetto ciclisti italiani˝ e vado oltre.

a mosonmagyarovar trovo una zimmer da due vecchietti simpatici, almeno credo perché ci parliamo in tedesco, e loro non lo parlano meglio di me. peró a gesti e sorrisi ci si capisce sempre, e la signora mi dá le indicazionmi per trovare la ciclabile per la tappa successiva.
121 km
5h19m
22,63 kmh medi
141 bpm medi
4676 kcal
1 twix
1 succo d´arancia

l´austria

qual é il significato dell´austria? intanto non ha il mare, e questo la fa partire svantaggiata. poco male, si direbbe: condivide questa condizione con la svizzera, la repubblica ceca, l´ungheria. eh, no. la svizzera é un paese del cazzo pieno di heidi, mucche, cioccolato e soldi. la repubblica ceca non ha un vero nome ma solo un aggettivo, in compenso é piena di figa come si é giá detto, e tanto basta. dell´ungheria mi dicono lo stesso, intanto hanno il gulash e gli dó fiducia.l´austria invece é un paese che se la tira da morire senza averne i numeri. che cazzo produce, l´austria? la sacher? le KTM? gli sci fischer? bastano davvero per dare un senso a un paese? per me no. la migliore definizione dell´austria é una citazione (non ricordo di chi, purtroppo) nell´ufficio del turismo di vienna: qualcosa tipo ˝do´una grande delusione agli esteti: tutto quello che c´é di antico a vienna, una volta era nuovo˝. l´austria é solo un rimasuglio di quello che fu un grande impero, l´imperto delle novitá e della moda, sempre in corsa con parigi sulle ultime tendenze. l´inpero che fece personaggi dei suoi reali e lusso dei propri palazzi. ora tutto quello che una volta era lusso e novitá, é vecchio, é una memoria storicadelle mode di un tempo. un´impero che non esiste piú per 4essersi autzodistrutto nel momento di massima potenza, unico caso di entropia storica. ora resta una cittá-museo, un paese-macchietta, con una cultura presa in prestito dalla germania e nemmeno un campionato europeo tutto suo, ma in coabitazione nientemeno che con gli svitteri.

7-8/6 vienna

intanto chiariamo: vienna non é sul danubio. molti benpensanti credono che lo sia e si sentono soddisfatti cosí, e invece sbagliano. il danubio é accanto a viuenna, non la attraversa ma la sfiora appena, e la cittá non ci vive sopra. non é come a torino o roma, o parigi, o londra. lí il fiume é parte del centro storico, che ci é nbato sopra e addosso. no. vienna é come parma. a parma c´é il torrente parma, che tra l´altro ne divide il quartiere oltretorrente, teatro del primo moto di resistenza antifascista in italia. a vienna invece c´é il torrente wien, che ne attraversa il centro alla chetichella, dá il nome alla cittá ed é ignorato da tutti, nascosto com´é dalle alte sponde di pietra.

sabato 7 giugno 2008

6/6 gmünd-vienna

tappa lunga, lunghissima. la mancanza di salite della tappa di ieri mi ha fatto temere che le avrei trovate oggi. é andata bene: i primi trenta chilometri sono statai di saliscendi, con un paio di sciacquoni niente male, poi le discese hanno cominciato a prevalere, per fortuna. la statale era trafficata e la corsia d´emergenza in austria non é larga come nella repubblica ceca, e mi sono deciso a indossare il giubbottino arancione, non l´avevo mai usato in vita mia ma mi é sembrata una buona idea; con tutta quella pioggia temevo solo di non essere visto. poi ogni tanto, le salite. non drammatiche, ma lunghe, e con il ginocchio che si era raffreddato e inumidito, non era bello. certo ogni tanto perché farsi mancare una salitella, un muretto, un saliscendi in fondovalle, o quattro chilometri di salita per superare una collina? perché privarsi del divertimento di rompere la monotonia del ciclista con un viadotto, o una discesa continua? ma no, facciamogli pagare la decisione di venire in austria in bicicletta, allo stronzo pedalatore!!!
divertente l´incontro con un ciclista a quaranta chilometri da vienna. abbiamo fatto tre o quattro chilometri insieme chiacchierando. voleva vantarsi della sua bellissima bici da corsa (bella davvero), credeva che arrivassi da una cittá dieci chilometri piú indietro, e che mi sarei fermato alla prossima cittá, prima di vienna. ha sgranato gli occhio quando gli ho fatto vedere il tachimetro che segnava 116 e gli ho detto che sarei arrivato a vienna.
i campeggi delle grandi cittá sono sempre in posti impossibili. ho dovuto chiedere due volte per trovarlo (sacandalo! ma mettere due indicazioni no?), ed é strozzato tra la ferrovia, l´autostrada e l´aereoporto. peró é un bel campeggio. pulito e ben servito dai mezzi.

160km
7h39m
21 kmh
53 kmh max
135 bpm medi
6400 kcal
3 soste per fare pipí

5/6 tabor-gmünd

bellissima tappa. pensavo che sarebbe stata tuta in salita, invece le salite erano quelle di ieri, e oggi é stata quasi tutta pianura. il ginocchio mi ha dato solo un po´di fastidio, ho l´impressione che piú dell´aulin abbia fatto il riposo, e soprattutto la mancanza di pioggia.
tutta la seconda parte, da veseli nad luznici in poi, é stata in una specie di parco naturale, e se non lo é, dovrebbe esserlo. tutta tra boschi, laghi, falchi e cicogne, radure improvvise. un daino (o un cerbiatto, non me ne intendo) é scappato dal ciglio della strada mentre passavo io andando a nascondersi nel bosco. ovviamente troppo in fretta per fotografarlo, ma sono riuscito a vederlo molto bene.
ho trovato poco traffico, nuvoloso ma senza pioggia, in compenso con tanto vento contro. ma tanto il vento é sempre contro, i ciclisti e i navigatori lo sanno bene. i cechi guidano bene, anche i camion per superarmi cambiano corsia, passandomi lontano. e se dall´altra parte arriva qualcuno frenano, mi si mettono dietro a distanza, e superano quando possono. ho preso l´abitudine di ringraziarli. pensavo di fermarmi a dormire a velnice cesko, subito al di qua del confine con l´austria, ma era un posto triste e squallido. anche entrando in repubblica ceca avevo notato la gran quantitá di bordelli, ma qui era ben peggio. non per niente la prostituzione é legale in germania ma non in austria, qui trovano piú mercato. ogni albergo o pensione era in realtá un bordello, con tanto di puttane sulla soglia a ballare le tette. le uniche ceche brutte che abbia visto, e l´ho attraversata tutta. dall´altra parte del confine, invece, l´ordine e la pulizia che ci si aspetta in austria. talmente ordinati che al primo gästhaus in cui mi sono fermato, la sciura mi ha risposto che non aveva posto scuotendo la testa con l´espressione terrorizzata. devo essere pauroso, dopo novanta chilomentri di bici.
mi sa che l´austria é uno stano posto.
100 km
4h 53m
21 kmh media
40 kmh max
136 bpm medi
3700 kcal

mercoledì 4 giugno 2008

4/6 praga-tabor

non siamo mica fatti di zucchero.
parto sotto la pioggia, dopo aver messo via un´incazzatura con l´albergo perché volevano farmi pagare 22 euro per il parcheggio della bici nel garage. gli ho fatto una scenata, mi hanno lasciato andare senza farmi pagare nulla. controlleró l´estratto conto della carta di credito...
l´uscita da praga é ancora peggio del solito e la pioggia non aiuta. mi chiedo perché le statali vicino alle cittá debbano essere dei vialoni a tre corsie senza nemmeno un marciapiedi ciclabile. sembrava di pedalare in autostrada.
per fortuna poi la situayione é migliorata, sia come traffico sia come pioggia. unico problema: quasi tutta la tappa é stata in salita. in questi casi maledico le discese, sono un modo per distruggere la fatica fatta fino a quel momento. il clou é stata una salita di 18 chilometri, in cui ad ogni curva sembrava che spianasse, invece c´era ancora un pezzo, non finiva mai. l´ho affrontata con ardimento e sprezzo del pericolo... a parte gli scherzi, quando sono arrivato in cima ero davvero soddisfatto. il problema é che mi ha distrutto un ginocchio, il sinistro mi fa un male cane. ho fatto gli ultimi venti chilometri spingendo solo col destro, e non va per niente bene. ora sono uscito a fare due passi, ma anche a camminare mi fa male. se domani non migliora dovró stare fermo un giro.
ovviamente non avendo piú piovuto dopo l´uscita da praga, ho pagato con un bello sciacquone negli ultimi 15 chilometri.
la ricerca dell´albergo é stata uno spasso: sono andato nel primo che ho trovato, accanto allo stadio. bene, é l´ostello dove alloggiano gli atleti, credo. la mia stanza é una camerata di quattro letti, pulitissima ma sembra appena uscita dal regime comunista. la ragazza alla reception non parlava una parola di nessuna lingua. per farle capire che volevo un letto ho duövuto fare il gesto di dormire. da lí in poi ci siamo capiti solo a gesti, lei parlava in ceco, io in italiano, e gesticolavamo ridendo come matti. peró ci siamo detti tutto: le ho chiesto un posto per tenere la bici e mi ha dato le chiavi di uno spogliatoio, mi ha spiegato come entrare e uscire... simpaticissima. peccato che a gesti non ci si possa fare un granché di conversazione, perché aveva anche un bel culo...

pensavo che tabor fosse solo un posto in cui passare la notte tra una tappa e l´altra, invece é proprio bella.

92,5 km
4h58m
18,6 kmh media
56 kmh max
146 bpm media
4700 kcal

il viaggiatore viaggia solo
e non lo fa per tornare contento
chi viaggia odia l´estate
l´estate appartiene al turista

3/6 praga

praga é piena di figa.

lunedì 2 giugno 2008

2/6 litomerice/praga

parto senza fretta, la tappa e' piu' breve di quella di ieri e ho intenzione di prenderla con calma. cambio anche percorso, mollo il fiume e passo da terezin, che e' li' attaccata. fa impressione. e' un po' come palmanova, ma piu' elaborata. una bella fortezza settecentesca, un'enorme caserma in stile imperiale. l'idea che sia stata usata come campo di sterminio e' agghiacciante. ora e' una citta' spenta, con un sacco di barboni e di musei. sono andato a visitare il cimitero ebraico e il crematorio. tombe ovunque, vicino all'ingresso del cimitero c'e' la tomba di un bambino di tre anni. davanti alla fortezza piccola un'altro cimitero, piu' grande. una pianta di rose accanto ad ogni tomba. e' un posto da brividi. peccato non essermi dato il tempo per visitarla con piu' calma. avrei potuto farlo la sera prima, e' solo a tre chilometri da litomerice.
poi, la tappa. vento contro da subito e per sempre, e in piu' un gran caldo. pero' le gambe girano bene, il fiato anche, i battiti sono sempre bassi, ma faccio una gran fatica.
verso mezzogiorno tento di ripetere l'esperienza di ieri: mi fermo a un locale pieno di camionisti, ed effettivamente si mangia molto bene. qui e' tutto pesante: impossibile evitare la carne, e i piatti sono sempre enormi. la cameriera capisce poco e invece di una seconda bottiglia d'acqua mi porta una seconda bottiglia di coca. tutto ghiacciato. credo che sia stata quella la causa del mal di pancia che mi ha preso appena ripartito. venti chilometri stringendo i denti, e non solo. ad ogni albero valutavo l'opportunita' di appartarmici dietro, ma sono troppo igienista e anche troppo idiota per farlo. mi sono pentito. ho tenuto duro fino a praga, ma a quel punto stavo talmente male che ho dovuto rifugiarmi nell'albergo piu' facile da trovare: un altro ibis, in pienissimo centro. stavo cosi' male che avrei pagato qualunque cifra per un bagno. me lo merito.
pero' il fatto di essere in pieno centro ha dei gran vantaggi: entro e esco dalle mie passeggiate come e quando ho voglia, e sono gia' ovunque. domani pausa a praga, e la visito meglio.
ora son stufo di scrivere, vado a cercare una veliko pivo.

1/6 dresda-litomerice

l'uscita dalle citta' in bici e' sempre un brutto momento. oltretutto ho scelto di saltare la prima ansa del fiume, e ho pagato la scorciatoia con una buona dose di salite, anche se non proibitive. bei paesaggi, campi, boschi, mucche. traffico zero. bella, la sassonia. non immagineresti mai che qui fino a vent'anni fa c'erano i tedeschi dell'est. ora chissa' dove li hanno messi. a proposito: ho visto solo due trabant, ma una non vale perche' era parcheggiata a fare da pubblicita' al museo della ddr. anche la ricostruzione dei palazzi monumentali di dresda non fa pensare a un regime comunista. a francoforte il regime capitalista ha fatto la scelta opposta, e ha fatto uno scempio (questa non e' una valutazione politica).
amo shengen. adoro passare frontiere ormai poco piu' che simboliche, sotto gabbiotti di guardie di frontiera ormai deserti. la valle dell'elba e' molto bella, il fiume si e' scavato un vallone lasciando a tratti coste rocciose alte, tra cui scorre placidamente, senza rapide o cascate, sempre navigabile. incrocio una coppia che lo scende in canoa, con i bagagli.
poco traffico, poche salite, molto caldo e molto umido. condizioni ideali per un temporale, penso mentre pedalo (penso, mentre pedalo. molto. solo che non riesco a prendere appunti sulla moleskine). dopo usti (gran nome, mi piace, ma brutta citta' industriale) mi fermo vicino a una taverna per capire se iniziava una pista ciclabile, e un gruppo di ciclisti mi fa capire, a gesti e suoni gutturali, che vale la pena di fermarmi. gli do' retta, e faccio bene. buono il gulash, peccato non poterci mettere una birra vicino, ho ancora una ventina di chilometri da fare. per colpa del gulash, pero', in quei venti chilometri bevo tanto quanto nei novanta precedenti, piu' la coca e le due minerali al tavolo. la ciclabile e' stata un fallimento. dopo 500 metri era interrotta da una scalinata per superare una centrale elettrica, poi un sottopassaggio senza scivolo, poi diventava uno sterrato di pietre. ho rinunciato. a parte il fatto che avrei dovuto fermarmi a mangiare molto prima, la tappa e' andata molto bene. pedalo bene, la bici e' ben bilanciata, e sento poco il peso. solo la tenda incastrata nel manubrio da' un po' fastidio al freno anteriore.
litomerice va bene per fare tappa, ma non e' granche'. una bella piazza centrale, e basta.
qui le crepes le chiamano palachinke... il loro vero nome. quando torno devo chiedere a danilo di darmi la ricetta.
dresda-litomerice
115km
5h43m
20 kmh media, 59 max
153 bpm medi
molto soddisfatto.

p.s. sto cominciando a fregarmene delle parole e a usare i gesti. indico le cose col dito, e ringrazio con un sorriso. il sorriso funziona perfettamente, come per favore e come grazie.

31/5 dresda.

zerstorung. distruzione.
dresda e' effettivamente molto bella. ha il fascino delle piccole citta' monumentali, un po' decadenti nel ricordare uno sfarzo antico. l'alternanza tra edifici ricostruiti e' un monito alle conseguenze delle guerre. purtroppo i ritardi dei treni mi hanno costretto a vedere la citta' solo dal tramonto in poi, ma questo le aggiunge fascino. c'era un concerto in piazza. un piccolo palco con una piccola band e un piccolo pubblico, ma si impegnavano tutti, pubblico compreso, ed erano pure bravi. col blues ci vuole poco, e' bello da solo, anche senza la bravura di chi lo suona. in un centro commerciale ho trovato le protezioni antipioggia per i bagagli, ora che le ho e' garantito che non piove piu'.

31/5 karlsruhe - francoforte - berlino - dresda

la puntualita' svizzera non e' pregio dei tedeschi. ci fermiamo a karsruhe, e basta. silenzio. il nulla. dopo un'ora passa la voce che avremo tre ore e mezza di ritardo, che stiamo aspettando una coincidenza da vienna. scendo, e trovo che il treno e' monco. manca la motrice, restano solo cinque o sei vagoni. nessuno ci ha detto niente, siamo abbandonati in un posto di cui ignoravo l'esistenza. scendo, trovo un intercity per francoforte e ci salgo al volo, giusto il tempo per smontare la bici, che montata sugli intercity non si puo'. a francoforte ho un'ora di attesa per il treno che avrei dovuto prendere per dresda, e all'ultimo momento sul cartellone lo danno cancellato.
cosi'.
tac.
cancelled.
ok, sperimento l'ineluttabilita' dell'azione e vado all'ufficio informazioni, faccio un'ora e mezza di coda e mi dicono che anche il prossimo sara' cancellato, sono tutti cancellati perche' big storm, trees fall down. mi mettono un timbro sul biglietto che mi autorizza a passare da berlino. non sarebbe bello riprendere berlino, cantano gli afterhours. bello si', ma con un'altra ora secca di ritardo perdo pure la seconda coincidenza e mi tocca aspettare un altro treno. va a praga, sono tentato di cambiare piano, barcollo... ma non mollo. arrivo a dresda sotto una grandinata grande come noccioline, aspetto in stazione che finisca, chiamo il campeggio (l'unico numero che mi sono segnato) ma i bungalow sono pieni, di montare la tenda sul fradiciume non se ne parla. mi rifugio all'ibis accanto alla stazione, sono in viaggio da 24 ore e un po' di lusso e' meritato.

30/5 milano/dresda, o almeno il tentativo

*disclaimer: questo post e i successivi sono scritti in internet cafe' di qualche posto imprecisato e imprevisto. i tasti non corrispondono alle lettere, quelli che corrispondono sono cancellati e non esistono le lettere accentate. in pratica ringrazio di saper battere a occhi chiusi)
il treno tedesco e' triste come un treno tedesco dell'est. dopotutto sto andando a dresda, che era ad est. infatti piove. i sedili reclinabili hanno una specie di tettuccio di metallo angosciante. la luce di cortesia non funziona, e l'illuminazione generale e' spenta.
accanto a me c'e' un ragazzo marocchino o arabo o libanese o egiziano, chissa'. ho il solito magone da inizio viaggio, a meta' tra paura ed emozione. e' la sensazione di iniziare qualcosa che non si puo' fermare, trovarsi in una situazione in cui si puo' solo andare avanti e tutto quello che si fa e' inevitabile. ineluttabilita' dell'azione, la chiamo. la prima volta che l'ho provata stavo entrando in caserma, a bracciano. quasi quasi per confortarmi tengo la mano del marocchino, qui accanto.

al confine sfizzero accendono le luci per controllare i documenti, e nessuno le spegnera' piu'. le guardie sfizzere chiedono i documenti al marocchino ma non a me, io per metterli alla prova fingo indifferenza e tengo lo sguardo fisso fuori dal finestrino. niente. non esisto, ho troppo l'aria da bravo ragazzo. merda. lui invece non ha il passaporto, e lo sfizzero lo apostrofa con un ahiahiahi, fa qualche controllo al telefono e lo lascia passare.

impossibile dormire con una luce piantata sulla faccia e un magrebino accanto che non sta fermo un attimo e continua a giocare con il cellulare incazzandosi perche' perde. mi sposto e mi metto una maglietta sulla faccia. altro controllo di polizia da qualche parte in mezzo all'elvezia e della notte. fuori diluvia. altro controllo telefonico per il maghrebino, che passa ancora.
alla frontiera tedesca mi svegliano i toni duri delle guardie di frontiera, meno svizzere ma piu' tetesche degli svizzeri. al grido di no passport, no cermania! si portano via il malcapitato. credo che se l'aspettasse, perche' non accenna nessuna reazione, neanche di stupore. probabilmente ha valutato che una reazione con gli sturmtruppen gli aggraverebbe la situazione.