martedì 14 novembre 2017

self tour

mezza giornata all'avventura in giro per le stazioni di Mumbai. raccapezzarsi tra i binari quando ci sono tre stazioni continue, con i numeri dei binari che non si parlano, non è semplice. e chiedere aiuto ai pochi indiani che non parlano inglese, non aiuta.
il dhobi ghat è una distesa di colori, siamo arrivati tardi e nessuno stava più lavando, ma i panni erano tutti stesi e il colpo d'occhio era notevole. come faranno a ritrovare tutti i panni una volta asciutti? cioè se io gli porto una maglietta blu, una rossa, e una verde, e loro mettono insieme tutti i rossi, tutti i verdi e tutti i blu, come fanno poi a ridarmi le mie tre magliette? è un mistero, come quello dei corrieri che portano le schiscette del pranzo, e non perdono un colpo.
del flower market, dopo diversi tentativi, troviamo solo le bancarelle che vendono le corone di fiori, e comunque son belle.
poi andiamo al tempio di mahalakshmi, dove la gente spinge le monete contro un muro, e se restano appiccicate, vuol dire che diventeranno ricchi, altrimenti cadono nella cassetta delle offerte. per entrare compriamo un fiore da offrire al tempio, e lasciamo le scarpe al venditore del fiore.
al museo c'è una mostra dell'India e il mondo, e tra il resto del mondo ci siamo noi. una mostra allestita molto bene, spiega la storia del mondo senza centrarla sulla cultura occidentale. Gesù come Ganesh, la Madonna come Parvati.
domani lasciamo mumbai per il rajastan.
valeva il viaggio: le corde con cui al dhobi ghat stendono i panni. sono due corde intrecciate, in modo che basta infilare un lembo di stoffa tra le due trecce, e il vestito resta appeso. con buona pace di chi poi lo dovrà stirare...

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