sabato 5 giugno 2010

zagabria-virovitica

voglio vivere così, col sole in fronte
finalmente il sole! ormai non ci speravo quasi più.
parto presto senza aver deciso con certezza la destinazione: vorrei arrivare a virovitica, ma non escludo di fermarmi a djurdjevac se il tempo, le gambe, il vento, le salite, la fame, gli alberghi, la voglia.
rientrando in ostello dalla colazione incontro il coreano conosciuto ieri sera che esce per andare al colloquio di lavoro per cui è venuto a zagabria. non sono riuscito a decifrare che tipo di colloquio sia, ma è nervosissimo. ieri sera ha passato un'ora a rifarsi il trucco, si è spalmato la faccia di una farmacia di è rimasto a letto con una specie di maschera di bellezza. questa mattina si è svegliato alle cinque e mezza per uscire alle otto, perché doveva ripetere l'operazione. quando il bagno era occupato (da me) si è seduto per terra in corridoio, circondato da un sacco di bottigliette, e davanti a uno specchio si spalmava con cura la faccia. quando l'ho incontrato vestito e tirato a lucido si è premurato di chiederrmi come stava. ovviamente gli ho detto che era una meraviglia, anche se era ridicolo e aveva una macchia sul risvolto della giacca nera (solo un coreano o un inglese possono andare a un colloquio di lavoro in camicia bianca e completo nero). ci teneva molto a farmi sapere che la cravatta che indossava era italiana. mi sono astenuto dal dirgli che la cravatta è stata inventata in croazia.
a proposito degli incontri nell'ostello di zagabria, sulle tre ragazzine inglesi (che poi si è scoperto essere canadesi, di quebec city) non dico niente, per solleticare le fantasie di chi legge.
l'uscita da zagabria è brutta come l'entrata, con in più una strada asfaltata male, anzi in lastroni di cemento, odiosi, con giunture ogni sei metri (mi metto a contare i giri di pedale e a calcolare lo sviluppo del rapporto, per saperlo). per qualche chilometro mi salvo pedalando su qualcosa tra una corsia di emergenza e un canale di scolo, che è sempre in cemento ma ha il vantaggio di essere più regolare, e di tenermi più lontano dai camion. la sofferenza dura una ventina di chilometri, fino a dugo selo. poi magicamente tutto migliora: asfalto liscio, strada larga e pochissimo traffico. purtroppo ho un debole ma costante vento contro, che mi affatica molto più di quello che avevo messo in conto.
a bjelovar trovo i primi segni della guerra: un sito bombardato fuori città, le cui rovine, insieme con i moncherini carbonizzati degli alberi che gli stavano intorno, sono state convertite in monumento. il cartello recita "spomen produčje barutana, bjelovar 1991". devo cercare il significato.
le alte vette che temevo, tra bjelovar e djurdjevac, altro non sono che morbidi colli coltivati a grano e granturco. prima di affrontarli cerco un ristorante, ma ne trovo uno solo, dove stanno facendo le prove dell'orchestrina per una cena di cerimonia, ma mi dicono che non possono farmi nemmeno un panino perché non hanno la corrente, e non possono affettare il prosciutto. sorrido come se non pensassi male di loro, e proseguo.
entro in un bar. in slovenia e in croazia, i bar servono caffé e birra. qualche volta cocktail. ma chiedetegli un toast, una brioche, un panino o delle patatine fritte, e vi guardano stupiti con l'aria di chi pensa che solo un idiota potrebbe chiedere un panino in un bar. proseguo ancora.
decido che se non trovo da mangiare, mi fermo a djurdjevac. giusto poco prima del paese, vedo un ristorante. ci provo, senza troppa convinzione, e invece nonostante sia deserto è aperto! ordino uno shnijtzel, se non altro perché è l'unica cosa di cui conosco il significato (regola che di solito non seguo, ordino le cose perché mi piace il nome, tanto mangio tutto) e mi arriva un involtino di carne di vitello e maiale, letteralmente annegata in una salsa di funghi. buono e pesante, esattamente quello che mi ci vuole. rinfrancato, decido di proseguire anche perché ormai sono nella valle della drava, il vento dovrebbe essere alle spalle e invece cessa del tutto, meglio che niente.
virovitica (pron. virovitiza) è il nulla con un nome da città. entrando vedo una scritta sobe, che vuol dire camere. tre stelle. mi avvicino, sembra l'ingresso di un garage, chiuso e con un forte odore di urina, e un cartello con un numero da chiamare. cerco altro, ma non trovo niente. non ho voglia di tornare indietro di 15 km fino all'hotel **** mozart. chiamo. dico l'unica parola che so: sobe. in due minuti arriva un tipo che mi apre, non parla altro che croato ma posso volere solo una stanza. sembra pulito e ordinato, la stanza è minuscola ma va benone. per 200 kn (24 euro) è un lusso. pago, c'è anche la colazione self service con il nescafé per domattina. il tizio mi fa i complimenti per come parlo croato. basta poco per essere di buonumore.

zagabria-virovitica
148,22 km
6h 49'
21,70 kmh medi
600 m dislivello
142 bpm medi

1 commento:

MetalLau ha detto...

che posti spettacolari.. Da girare in bici poi.. Veramente stupendo. Complimenti anche per le foto!
Ti auguro buon anno \m/*_*\m/