domenica 6 giugno 2010

virovitica-osijek

credo di non aver mai pedalato una tappa più piatta di questa. la salita più lunga e più alta è stata un ponte sopra la ferrovia. sono partito con l'altimetro a 110, all'arrivo segna 113. probabilmente è un po' calata la pressione...
parto più tardi del previsto perché voglio fare colazione. ieri sera avevo visto un caffé con una sembianza di un banco pasticceria, e mi lascio ingannare. chiedo le palacinke, ma non le fanno (anche se ce n'è una incartapecorita in esposizione da campionario). prendo un tiramisù, ma ne lascio metà perché il mascarpone sa di ricotta, e temo per il mio intestino. non ho ancora capito come si fa, da queste parti, a ordinare un caffé nero. non un espresso, un caffé americano come lo fanno in tutto il mondo, nero. senza latte. dico kava ne mljeko, e mi portano un caffé macchiato caldo. a zagabria l'avevo rimandato indietro, stamattina non ne ho voglia e lo bevo, anche perché è sinceramente buono.
dopo solo sette chilometri (per fortuna, l'aria era ancora fresca), eccola: la prima foratura del viaggio. torno indietro di duecento metri per sfruttare una comodissima pensilina dell'autobus con panchetta e ombra, e smonto. trovo il buco, non trovo la causa. la lezione imparata oggi è che è meglio tenere la confezione di fazzoletti detergenti in una delle tasche esterne delle borse, altrimenti dopo aver riparato la foratura bisogna ravanare con le mani luride in mezzo ai vestiti lavati la sera prima, e non è bello.
il vento mi è contrario per tutta la tappa. quando non è contrario, è assente. in ogni caso non mi ha aiutato per un metro.

essendo domenica, non faccio affidamento sui ristoranti: c'è un lidl aperto a virovitica, e decido di comprare abbastanza da mangiare per pranzo, merenda e cena. fa caldo, molto caldo. faccio fuori le due borracce, la bottiglietta di succo di mela comprata al lidl, una coca cola e un enorme gelato trovato per strada, a donji miholiac, buonissimo. da queste parti noto come siano tutti molto più gentili che non dalle parti di zagabria: la gente mi saluta per strada (probabilmente parleranno di me per settimane, solo per avermi visto passare), gli automobilisti non mi fanno il pelo, nei negozi apprezzano i miei sforzi di parlare croato (da, ne, dobrdàn, hvala, dovidjenja) e mi vengono incontro a gesti, o in inglesco.
ho deciso di cambiare percorso, per passare vicino alla drava. speravo di vederla, invece si indovina appena, strano come i grandi fiumi abbiano un loro odore. intuisco che quella fila di alberi che mi scorre sulla sinistra è l'ungheria. passo per valpovo, sembra insignificante come tutti i paesini della zona, invece ha un bel castello al centro, maltenuto ma interessante: circondato da un fossato, poi da mura, e le mura sono state usate come fondamente per un castello e per una chiesa. l'insieme ha un qualcosa di grottesco e affascinante. davanti alla parte castel-simile c'è un giardino, tutto sommato decente a parte le zanzare. fa caldo, molto caldo. buona parte dell'acqua se ne va versata sul coppino o sui guanti, ho scoperto che è un ottimo modo per rinfrescarsi sprecandone pochissima: tenere bagnati i guantini con qualche goccia d'acqua. fa talmente caldo che quando arrivo mi accorgo che il formaggio rimasto dal pranzo si è letteralmente fuso...
ieri sera in televisione davano profumo: pessimo film tratto da un pessimo libro. l'odore del giorno è quello delle carogne dei gatti incontrati per strada.

virovitica-osijek
124,58 km
5h 44'
21,67 km/h medi
223 m dislivello
140 bpm medi (il caldo e il vento contro...)

3 commenti:

silvia* ha detto...

quella sui gatti morti però potevi risparmiarla...

i. ha detto...

il profumo non è un pessimo libro.
è che te la tiri e adesso leggi solo letteratura d'avanguardia.
ma ne parleremo dopo i gatti morti.
ciao baby.a presto.

ilmatte ha detto...

@silvia: mica li ho uccisi io!
@isa: ok, non è pessimo. è solo che non mi è piaciuto.