sabato 9 novembre 2013

jodhpur 1 (il principio di Heisenberg)

atterriamo a jodhpur dopo un'ora passata a girare in tondo, come se i piloti si fossero persi l'aeroporto. che poi non è altro che una zona recintata all'interno di una base militare, per cui siamo scrsi dall'aereo circondati da soldati con mitra spianato. sorridevano, ma faceva comunque impressione.
jodhpur è piccola, ma contiene lo stesso casino di Chennai, che così compresso diventa frenetico. tutti suonano il clacson a tutti, i venditori del mercato urlano, i clienti urlano, i cani abbaiano, i bambini piangono, solo le mucche, imperturbabili, stanno ferme in mezzo alla strada e ci pensano su.
la novità, per me, sono i turisti. a mumbai era facile evitarli, bastava uscire da colaba, e c'era una città si tredici milioni di persone ad attendermi. qui ci sono i gruppi dei tour organizzati, riconoscibili perché sembrano in pullman anche quando sono a piedi: in fila per quattro e con la guida davanti. quando si fermano si mettono a testuggine romana, e si difendono con le macchine fotografiche dall'assalto dei venditori.
mi allontano dal centro per non confondermi con loro, cammino fino ai giardini, un posto di pace dove il ragazzi giocano a cricket (con molta meno convinzione che a mumbai) e gli anziani a carte, e rientro facendo la via degli artigiani. un lustrascarpe mi chiede se mi sono perso. una mucca attraversa la strada lentamente, come pensandoci su.
tornando verso l'albergo vengo circondato da bambini che vogliono essere fotografati, e avvicinandomi al centro ecco che ritrovo il venditori di souvenir e di paccottiglia. è questo che fa si che io non voglia essere confuso con i gruppi organizzati, la considerazione che questo centro bellissimo, con il mercato antico e vivo, ogni volta che lo si osserva da turisti se ne fa morire un pezzo, ci sarà una bancarella che invece che vendere frutta o pentole come ha fatto per generazioni, venderà bracciali made in china, o braghe per ragazzine occidentali che pensano di vestirsi come in India (ma nessuno si veste così qui).
torno in albergo, a cenare sotto la vista impressionante del forte,  lasciando le mucche a pensarci su.