giovedì 24 dicembre 2009

marrakech

autobus dall'aeroporto al centro, l'autista gentilissimo si inventa una fermata a bab doukkala per il nostro albergo. seguiamo indicazioni da un baracchino, poi da un bar, poi da una tintoria e ci infiliamo in una viuzza di negozi di polli e di spezie, intasata di carretti trainati da asini, con i negozianti che cercano di spazzare l'acqua che allaga la via. sono completamente impreparati alla pioggia. pochi tombini, e le strade non hanno pendenza. le pollerie vendono polli vivi, morti, spennati, a pezzi o uova, a scelta. le gabbie dietro il bancone sembrano un braccio della morte, ma non fa impressione. molto più naturale che non gli allevamenti in batteria con macelleria meccanizzata. il motto del giorno è non guardare i polli.
ci arrendiamo, un ragazzino ci guida fino all'albergo e non se ne va per meno di tre euro, con due faceva la faccia offesa.
albergo splendido, una piccola corte quadrata con sei stanze che ci si affacciano. dormiamo per riprenderci dalla notte insonne intanto che smette di piovere.
quando usciamo è asciutto, passiamo l'intera giornata a vagare per djemaa-el-fna tra incantatori di serpenti, venditori d'acqua, donne berbere che ci fanno i tatuaggi con l'henné, e un pranzo anonimo in una via lì vicino perché il mercato non è ancora aperto, credo per via della pioggia. i carretti arrivano alla spicciolata, e nel pomeriggio tutto si anima, arriva la gente e ci inoltriamo nel souk alla ricerca delle ciabatte. gli scarponcini da trekking son comodi ma ogni tanto ci vuole un po' di sollievo. la strategia che si rivela vincente è andare nella bottega dell'unico che non ci richiama con insistenza. lì si può parlare tranquillamente, l'acquisto diventa dialogo.
prendiamo il té su una terrazza, poi ceniamo ai banchetti: grigliata mista e fritto di pesce. la giornata finisce in relax, con té alla menta sui divanetti dell'albergo, con l'ipnotica musica gnawa.

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