cartolina n.1, la circumnavigazione di linate. c'è una ciclabile che gira proprio intorno alla staccionata, non passano macchine, decolla solo un aereo, un md-80 che sembra turco, una delusione per i pochi appassionati con teleobiettivo, pronti a immortalare chissà quale meraviglia tecnologica. guardano la pista desolata, e si perdono i fagiani che razzolano indisturbati tra le frasche alle loro spalle.
cartolina n.2, lodi è bella, chi l'avrebbe mai detto. almeno, è bella la piazza centrale, grande e signorile, con i caffè e le bici spinte a mano. è sabato, e i negozi son già tutti uno struscio di microgonne, leggins e jeans attillati sovrastati da scollature e pizzi provinciali. zona di vacche, mi dico. prelevo, non trovo nemmeno un panificio per lo spuntino di metà mattina, e proseguo.
cartolina n.3, dopo lodi c'è un canale, o un fiume, o entrambi. la statale che lo costeggia è quasi deserta e pedalo bene, ma a lato vedo di meglio, una ciclabile perfetta e ombreggiata. i cartelli indicano esattamente castelnuovo, dove voglio passare il po. metto via il cervello e pedalo attraverso i paesini.
cartolina n.4, appena dopo il po, il paese di san nazzaro è quattro case, una chiesa e un bar trattoria con insegne cavalleresche medievali. il tizio è gentile, a un ciclista non si nega il pranzo e la scelta è tra tortelli di zucca, e pisarei e fagioli. poi la strada lascia le statali e le provinciali, diventa stradine di campo, lemilia delle biciclette non ha più una ciclabile giusta per me.
cartolina n.5, verso polesine parmense mi supera un trattore, o un mietitrebbia, o un coso enorme che va un po' più veloce di me, taglia laria come una locomotiva e non rallenta mai. mi ci metto dietro a mezzo metro, praticamente smetto di pedalare. mi porta quasi fino a zibello, non è tanta strada ma è un bell'aiuto.
cartolina n.6, il ponte sul taro è chiuso. il brutto dell'Emilia è che c'è quasi solo la via emilia. tolta quella, le strade sono solo ragnatele che portano alle città messe in fila. impossibile andare paralleli alla via emilia. la deviazione mi pbbliga a piegare verso parma. passo attraverso l'arrivo di una gara ciclistica, mi sento uscito dal passato con le gambe pelose, la bici d'acciaio e i fil de föra, come diceva la signora Marnati. sui colli si preparano i temporali del pomeriggio, e mandano giù un forte vento, ovviamente contro. il vento porta una tormenta di batuffoli di pioppo, attacco a starnutire e il rinculo degli dtarnuti mi rallenta ancora di più, come se non bastasse il vento.
cartolina n.7, parma è una piovra che non lascia scampo. finché riesco sto tra la statale, l'alta velocità e l'autostrada, tra i campi resistenti al progresso tecnologico, destinati a scomparire uccisi da fiere e capannoni. cerco disperatamente di restare fedele aklintenzione di evitare la via emilia, ma diventa impossibile. parma mi fagocita, tento di ribellarmi ma è inutile, posso solo abbassare la testa e correre attraverso il nulla. a parma non c'è niente, non c'è tangenziale né circonvallazione, non c'è il gelataio naturale, non ci sono scrofe ne via emilia, non ce più prosciutto, né fatica né sofferenza. veloce come mi ha succchiato, mi respinge come una fionda proprio sulla via emilia, a levante, ormai ridotta a una piccola statale senza quasi traffico, gli ultimi venti chilometri di apnea insensata.
milano-reggio su strava